
Si è parlato molto delle popolazioni indigene della Foresta Amazzonica in merito ai vasti incendi che la stanno distruggendo. L’incendio brasiliano è uno sterminio di specie vegetali e animali, un’azione contro il polmone verde del Pianeta per far spazio all’agricoltura, ma anche e soprattutto il massacro di quelle popolazioni umane endemiche, le tribù indigene che in quelle terre vivono da secoli. Gli indios della Foresta Amazzonica fanno sentire da anni la loro voce che, però, è stroncata nel sangue da minatori e falegnami, quasi legittimati dalle dichiarazioni del Presidente Bolsonaro contro i nativi.
«È un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente quanto quella americana nello sterminare i suoi indiani.»
Non è la sola dichiarazione discutibile fatta dal Presidente.
«Gli indiani puzzano, non sono istruiti e non parlano la nostra lingua.»
La strage della Foresta Amazzonica. Le reali cause
Il problema è che nell’intrico ancora inesplorato della Foresta Amazzonica vivono delle popolazioni che non hanno mai avuto contatti con l’esterno, individuate tempo fa mediante foto satellitari. Se dovesse persistere la deforestazione, questi nativi non solo perderanno i loro terreni ancestrali, ma probabilmente anche la vita, poiché un contatto con l’esterno potrebbe essere per loro mortale, giacché privi delle difese immunitarie per le malattie portate dagli invasori. Una di queste tribù celate al mondo è quella dei Kawahiva, integrati perfettamente nella foresta e nel suo ecosistema. Se non dovessero essere riconosciuti dal governo brasiliano, rischiano di estinguersi come già accaduto ad altre tribù in passato, ad esempio i Sapanawa o ancora gli Akuntsu ridotti a pochi individui.
Dietro questo massacro si celano forti interessi finanziari, come ad esempio il commercio di legname, secondo solo al narcotraffico. Questi non sono gli unici modi di lucrare sulla deforestazione della Foresta Amazzonica. Le terre disboscate sono destinate all’agricoltura intensiva, all’allevamento o ancora alla costruzione di miniere, ferrovie, dighe. Il 70% delle imprese nasconde il reale impatto della deforestazione, questo purtroppo è un grave ostacolo per risolvere la crisi climatica perché il 25% dei gas serra rilasciati nell’atmosfera proviene proprio dal disboscamento.
Gli indios in lotta per la sopravvivenza
Nonostante tutto questo le popolazioni indigene della Foresta Amazzonica alzano la voce e lottano con forza per salvarsi, preservare la sua terra e l’integrità della foresta. Ecco cosa ha affermato la leader indigena Alessandra Korap, della tribù Munduruku, lo scorso aprile.
«In Amazzonia stiamo resistendo da 519 anni. Dico a coloro che sono qui: non consegneremo le nostre terre, combatteremo! L’estrazione illegale sta invadendo le nostre terre, i taglialegna stanno invadendo le nostre terre, i nostri leader si ammalano e ora non possono seminare. Gli evangelici sono nella nostra terra per dividere il nostro popolo, cancellare la nostra cultura e ora vogliono portarci via la nostra anima. Al Presidente Bolsonaro dico rispetta la nostra vita, rispetta il nostro territorio, rispetta i nostri antenati!»
Ma non è la sola, infatti, un’altra indios di etnia Borari, l’avvocatessa Vandria, denuncia i crimini commessi contro la foresta e gli indios.
«Oggi abbiamo molti leader minacciati in difesa della foresta, ci sono stati leader indigeni e di comunità tradizionali che sono morti in difesa dell’Amazzonia e ancora continuano ad essere minacciati, principalmente quando il Governo appoggia i “madereiros” (produttori di legname) e “garimpo” (cercatori d’oro) che hanno invaso le nostre terre, mentre il Popolo della Foresta non ha alcuna protezione in relazione a quelle persone che violentemente hanno preso il territorio.
L’urlo disperato degli indios della Foresta Amazzonica. Le denunce
Per il Governo una forma per garantire la perdita del territorio è garantire la presenza di armi per i madereiros e i garimpo e questo causa ogni volta di più la perdita dei nostri leader, perché molti di coloro che hanno difeso l’Amazzonia oggi non ci sono più, hanno perso la loro vita. I difensori della foresta sono minacciati, sono uccisi e noi abbiamo bisogno del vostro aiuto! Il Governo non sta dalla parte del Popolo della Foresta, sta dalla parte dell’agrobuisness, dei minatori, delle multinazionali che stanno nell’Amazzonia violando i nostri diritti e commettendo crimini ambientali.»
Un’altra testimonianza è di David Guarani, attivista indigeno.
«La popolazione indigena del mondo è il 5% della popolazione mondiale. Noi popoli indigeni proteggiamo l’82% della biodiversità del mondo. Dicono che c’è molta terra, anche troppa terra per così pochi indios però sono pochi gli indios che proteggono la terra affinché l’intero mondo possa sopravvivere. Noi popoli indigeni siamo perseguitati, siamo uccisi, assassinati, stiamo lottando per la vita. L’uomo più forte del mondo nel mezzo di un bosco senza niente non sopravvive. Il potere della vita sta nella natura. Salva il Pianeta! Salva la Terra! No al genocidio dei popoli indigeni! Combatteremo per la sopravvivenza delle generazioni future.»
La situazione odierna è molto grave, nonostante il governo si adoperi a spegnere le fiamme che ne hanno divorato 225mila ettari, lo stesso si può dire di chi difende strenuamente quelle terre il cui conteggio dei morti aumenta sempre più. Se non si porrà rimedio a questa strage devastante di selva boschiva, fauna e flora endemiche del territorio potrebbero estinguersi così come intere tribù di indios della Foresta Amazzonica.