Legge sul taglio dei vitalizi, tra festeggiamenti e polemiche

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Il taglio dei vitalizi è sempre stato un tema centrale e dibattuto nelle varie legislature, ha suscitato lo sdegno della “gente di strada” rispetto a dei privilegi che sono sempre apparsi immotivati o quantomeno bizzarri. Il tema dei vitalizi ha percorso varie legislature, ha alimentato campagne elettorali, sia di destra che di sinistra, con risultati alla verifica dei fatti naturalmente scarsissimi. I privilegi della classe politica sono apparsi per anni quasi come immodificabili, ma adesso sembrano essere giunti alla loro fine.

I vitalizi, una storia che inizia nel 1956

La storia dei vitalizi parte da lontano, precisamente la sera del 21 dicembre 1954 a Montecitorio viene svolta una seduta quasi segreta nella quale presenziano tutti i parlamentari degli schieramenti allora coinvolti. Il giorno dopo il Presidente Gronchi lesse una lettera scritta dal deputato Veronesi nella quale lamentava che nell’approvazione del bilancio preventivo ci fosse una somma di 452 milioni di lire per il fondo di previdenza per gli onorevoli e, lamentandosi di questo privilegio, continuava asserendo che la povera gente oltre che di buone leggi avesse bisogno di buoni esempi e presentava le sue dimissioni. La lettera scritta dal deputato Veronesi suscitò lo sdegno del Presidente della Camera, Giovanni Gronchi, oltre che di tutti gli altri parlamentari. Successivamente  le dimissioni dell’Onorevole Veronesi vennero respinte dalla maggioranza dell’assemblea.

La situazione del vitalizio rappresentava un problema economico prima ancora che etico, lo Stato concorreva al bilancio della Camera dei Deputati per una cifra pari a tre miliardi, ma nonostante ciò il passivo di bilancio era pari ad un miliardo e 232 milioni nell’anno 1954- 1955 ,facendo così ricorso al Ministero del Tesoro. Uno dei motivi di tale deficit fu senza dubbio l’istituzione della cassa di previdenza a favore dei deputati. Nell’estate del 1956 vi fu l’istituzione definitiva del vitalizio. L’ultimo tentativo di tagliare i vitalizi si è avuto nel dicembre 2017, quando la commissione Bilancio di Montecitorio, non ha ammesso le proposte di Pd e M5S contenute nella Legge Richetti, che prevedeva l’età pensionabile dei parlamentari al pari degli altri lavoratori, come previsto dalla Legge Fornero.

La delibera Fico e il comportamento del nuovo governo

Il nuovo governo M5S-Lega, che ha fatto della legge sul taglio dei vitalizi un tema importante della propria campagna elettorale, ha visto un importante successo. Il taglio dei vitalizi, ovvero la delibera Fico, è stato approvato alla Camera il 12 luglio, dove hanno votato a favore M5s, Lega, Pd, Fdi, si è astenuta invece Forza Italia. L’ufficio di Presidenza di Montecitorio, ha dato poi il via libera alla misura che dal gennaio 2019 provvederà affinché le indennità siano ricalcolate con metodo contributivo. Ci sarà, secondo le stime, un risparmio di 40 milioni di euro annui, 200 nell’intera legislatura.

Va sottolineato come il Senato non abbia ancora predisposto un suo testo per il taglio dei vitalizi, in quanto vuole attendere che si dileguino le nubi d’incostituzionalità che appaiono all’orizzonte. Nello specifico la misura prevede l’introduzione del tetto limite, che si calcola sulla base dell’ultimo vitalizio percepito al 31 ottobre 2018. Saranno previste due soglie minime: la prima, pari a 980 euro per coloro che sono stati impegnati per una sola legislatura, e da questa cifra non sarà possibile effettuare tagli; la seconda di 1470 euro mensili, che scatta per i deputati impegnati oltre la prima legislatura. Secondo le stime 1240 ex deputati dovranno fare i conti con il taglio dei vitalizi.

Aspetto curioso, sulla base del ricalcolo retroattivo, 67 deputati vedrebbero aumentare il loro vitalizio, come nel caso di D’Alema e Fini. La delibera Fico prevede però il tetto massimo, cioè il divieto di erogare assegni superiori rispetto all’ultimo trattamento ricevuto. Subito dopo l’approvazione della delibera Fico, il M5S si è lasciato andare a scene di festa e champagne a Piazza Montecitorio, con il Ministro Di Maio che ha acclamato questo giorno come quello tanto atteso dagli italiani negli ultimi 60 anni e gridando lo slogan “Bye bye vitalizi”. Il Presidente della Camera ha affermato che è la fine dell’ingiustizia.

Non sono mancate le polemiche. Forza Italia accusa l’approvazione di una delibera incostituzionale, e questa la porterà a scontrarsi con i molteplici ricorsi nei quali incorrerà. Sembra chiaro che il modus operandi di questa seconda fase politica verterà sulla costituzionalità o meno del taglio dei vitalizi, con l’opinione pubblica attenta spettatrice di un tema delicato, che tocca la politica italiana da ormai più di 60 anni e che sembra essere sempre meno propensa ai privilegi della politica.

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