Il transumanesimo dalla scienza alla letteratura per andare oltre il limiti umani

La corrente filosofica del transumanesimo sostiene che presto sarà possibile sviluppare facoltà tali da superare la natura umana per come la conosciamo finora. L’idea di potenziare l’homo sapiens ha una lunga storia: i primi tentativi risalgono all’illuminismo, passando da Nietzsche e dal suo concetto di superuomo. Fu lui, tramite Zarathustra, a definire l’uomo come «qualcosa che dovrà essere superato».

Il termine transumanesimo è stato coniato a metà ‘900 dal biologo evolutivo Julian Huxley, fratello del più celebre Aldous Huxley (autore del distopico “Il Mondo nuovo”). Julian invece nel 1957 penso’ ad un uomo capace di trascendere se stesso realizzando nuove possibilità, perlopiù tecnologiche, mirando soprattutto l’allungamento della vita e al miglioramento della salute tramite la modificazione del patrimonio genetico.

Il transumanesimo oggi è scienza

Oggi i transumanisti si segnalano per promesse molto più azzardate. Nella Silicon Valley qualcuno sogna addirittura l’immortalità, e propaganda la crioconservazione o il cosiddetto “Mind uploading”, archiviazione digitale delle funzioni cerebrali. Sono transumanisti Elon Musk di Tesla, Larry Page di Google e Ray Kurzweil, guru della tecnologia mondiale: tutti impegnati a eliminare la morte fisica.

Al loro fianco si schierano anche molti accademici, come Anders Sandberg del Future of Humanity Institute di Oxford. Sandberg ritiene l’ibernazione dell’uomo o il suo hardware neuronale tanto fattibili dal punto di vista tecnico, quanto eticamente sostenibili. Docente della John Cabot University di Roma, sostiene che presto avremo speciali chip da impiantare nel nostro corpo per inviare dati a smartphone o computer col bluetooth. Simili microchip sono già sperimentati nei pazienti diabetici, ma qui si tratta di impiantarli nel cervello per trasmettere impulsi nervosi a un’App. Elon Musk, con la sua società cibernetica Neuralink, già studia una simile App per guidare un veicolo con la sola forza del pensiero.

Poi c’è il Cyborg Project di Kevin Warwick, ricercatore dell’università di Coventr. Qualche tempo fa questo novello Frankenstein si impiantò nel braccio un chip collegato a internet, riuscendo così a manovrare una macchina situata nella Columbia University di New York (distante 6400 km).

Il transumanesimo tra letteratura e storia

Perfino il premio Nobel per la letteratura, Kashuo Ishiguro, analizza questo orizzonte. Infatti il suo ultimo romanzo, “Klara e il sole”, tratta proprio di un altro atout del transumanesimo: l’eugenetica cibernetica. La diagnosi genetica preimpianto permetterà di studiare gli embrioni fecondati con inseminazione artificiale prima che siano impiantati nell’utero. Oggi questa è una pratica autorizzata solo per prevenire gravi malattie, eppure i transumanisti sostengono non solo la liceità del tutto, ma anche il vantaggio generale del benessere che la tecnologia apporterà alla salute fisica e mentale degli individui.

Anche sul piano morale, dicono, tutto ciò che aumenta il benessere e minimizza il dolore nel maggior numero possibile di esseri umani non può essere condannato. Questo era già predicato dagli utilitaristi nell’Ottocento. Però tra utilitaristi e transumanisti sono già passati i nazisti, quelli che proprio attraverso l’eugenetica decidevano chi avesse diritto di vivere o morire, e realizzavano l’eliminazione etica (ma soprattutto fisica) delle forme di vita ritenute “indegne di essere vissute”.

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Cosa pensa la filosofia del transumanesimo?

Su queste basi storiche il filosofo Jurgen Habermas ostacola da sempre il pensiero transumanista, ritenendolo pericoloso e potenzialmente distruttivo per la sua forza impositiva. È molto grave, a suo parere, che un individuo possa imporre la propria volontà su un altro, e nella fattispecie l’individuo imponente è il genitore e quello assoggettato è il figlio, seppur ancora embrionale.

Infine, non va dimenticato l’aspetto più contrastante di tutta la vicenda: lo sviluppo di capacità super-umane può costituire un vantaggio limitato solo a determinati ambienti sociali, che allargherà automaticamente la forbice tra ricchi e poveri, con tutte le crisi che ne conseguiranno.

Il filosofo Byung-Chul Han, che da sempre critica la nostra società ultra-performante vede, in questa ricerca spasmodica della massimizzazione delle possibilità, la base di una stanchezza latente e cronica che si manifesterà in depressioni, iperattività e/o sindrome di burnout globale. La prossima società della super-prestazione, insomma, sarà fatta da casi umani psichiatrici.

Alcuni sostengono che le tecnologie transumaniste sono tra noi già da molto tempo, ad esempio nelle protesi artificiali e nei pacemaker cardiaci o cerebrali. Ma, in un’analisi di lungo periodo, il rischio distorsivo degli interessi economici presenti in tutte queste innovazioni cibernetiche non potrà non manifestarsi in aggravate disuguaglianze sociali, per dirla come Habermas, o in psicosi di massa, come paventa Han.

Senza dimenticare che più digitalizzazione entra nelle nostre vite, più diventiamo manipolabili. Chissà cosa avrebbe detto Nietzsche, nel vedere il suo Superuomo trasformato in burattino mosso da reti informatiche estese. Un fantoccio nelle mani di pochi, loro sì, Super-Uomini: quelli dei Super-Patrimoni aziendali.

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