La bilancia è rotta. Cresce il divario economico tra ricchi e poveri

Crescente divario economico tra ricchi e poveri

L’Italia da molto tempo oramai sta attraversando un periodo di forte instabilità e un crescente divario economico. Le ripercussioni si notano facilmente nella vita quotidiana, osservando il tenore di vita dei cittadini. Analizzando i testi di diritto e di economia, sembrerebbe possibile raggiungere una situazione di stabilità se si convogliassero le energie nel garantire: una equa distribuzione del reddito nazionale, che possa offrire a tutti un livello di benessere adeguato, uno sviluppo equilibrato tra tutti i settori economici ed in tutte le regioni del Paese, una stabilità dei prezzi per rafforzare il potere d’acquisto della moneta ed evitare l’innesco di processi generativi dell’inflazione, una massima occupazione in modo da assicurare una sicurezza economica ai propri cittadini ed una conseguente stabilità sociale.

La tensione che si avverte nel sistema bancario è dovuta all’aumento del debito pubblico rispetto il prodotto interno lordo, il PIL, ciò ha messo in atto un meccanismo che porterà un progressivo inasprimento della situazione economica e un inevitabile allargamento della forbice sociale. La classe media rischia di assottigliarsi ulteriormente, accentrando i cittadini delle due macro-categorie di ricchi e poveri.

Il divario economico e le conseguenze per i più giovani

Secondo le cifre che emergono dal nuovo studio Oxfam, in Italia il 20% della popolazione più ricca detiene quasi il 70% delle ricchezze del Paese, mentre il 60% della popolazione meno fortunata possiede poco più del 13% della ricchezza. Una problematica che non colpisce solo l’Italia e che si estende a molti altri governi dei nostri tempi, e le cui cause sono da rintracciare nella massimizzazione dei profitti a favore degli azionisti, nella diminuzione dei salari e nell’evasione fiscale.

Le persone più colpite da questo crescente divario economico sono i giovani e quanti vengono licenziati prima di raggiungere l’età della pensione – ciò si verifica soprattutto nel sud-Italia -. L’ingresso nel mondo del lavoro avviene attraverso impieghi poco pagati o part-time, sottoposti ad una pressione dei salari verso il basso che è maggiore in Italia rispetto al resto d’Europa. Si assiste ad una riduzione della fascia media di impiegati, operai, commercianti o artigiani, ed ad un accentramento nella “fascia alta” – con lavori che richiedo qualifiche maggiori, tecnici e operai esperti o specializzati – e in quella “bassa” – con mansioni meno produttive e scarsi salari -. In Italia aumenta maggiormente l’offerta nella fascia bassa. La conseguenza è sempre più giovani laureati italiani si sentono costretti ad espatriare in cerca di maggiori possibilità per mettere a frutto i propri studi.

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