
Una questione tanto comune e allo stesso tempo del tutto o quasi ignorata è la pratica della raccolta differenziata. Il progetto consiste nella modalità di raccolta porta a porta, con ritiro a domicilio, già attivo in molti comuni, città italiane ed europee. Grazie ad esso il cittadino acquisisce un maggiore senso di responsabilità, dando così l’opportunità di riciclare più del 75% dei rifiuti.
Le famiglie interessate al progetto porta a porta ricevono un apposito kit composto da una scatola gialla per la raccolta di carta e cartone, un contenitore per gli scarti organici, il calendario dei giorni di raccolta, un opuscolo sulla modalità di conferimento e una guida per imparare a differenziare i propri rifiuti prodotti. Nelle case dove lo spazio condominiale lo consente vengono istallati quattro bidoni colorati, mentre nelle altre abitazioni sono consegnate tre tipologie di sacchetto per esporre i rifiuti fuori casa. Ogni giorno, in media, una famiglia composta da quattro persone produce circa 5 kg di rifiuti. Nella stragrande maggioranza dei casi vengono raccolti in un’unico contenitore, poi trasportato al primo cassonetto disponibile e condotto all’impianto di smaltimento. L’esito non è la raccolta differenziata, ma in alcuni casi i rifiuti vengono additittura bruciati, producendo fumi tossici per l’uomo e altamente inquinanti.
«Quando le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ambientali, potranno arrivare alla conclusione che questi ‘non sapevano’: accertiamoci di non passare alla storia come la generazione che sapeva, ma non si è preoccupata». – Mikhail Sergeevich Gorbachev
La raccolta differenziata, una buona e sana abitudine
Differenziare i rifiuti significa collocare in un posto differente un materiale dall’altro, per il suo corretto smaltimento o eventuale recupero necessario al riciclaggio del prodotto adoperato. Ma non solo: effettuando una differenziazione di un composto dall’altro, si evitano così, seri rischi all’ambiente e alla salute delle persone, che potrebbero essere procurati da enormi cumuli di spazzatura depositati ai margini delle strade o dall’auto smaltimento del rifiuto stesso attraverso la sua bruciatura.
Dare fuoco e fiamme ai rifiuti potrebbe sembrare una pratica rapida, senza costi aggiuntivi e senz’altro comoda per i più pigri, ma in realtà è la soluzione più errata e raccapricciante a cui si possa pensare. La dispersione, la diffusione e ancor di più l’inalazione di gas tossici come la diossina, provocano gravi rischi per l’incolumità dell’uomo e la manomissione di interi campi agricoli dedicati alla coltivazione di frutta, verdura e ortaggi. Alcune valide pratiche da seguire consistono ad esempio, nell’organizzazione di seminari o la distribuzione di volantini per le strade e negli istituti scolastici, per far prendere coscienza alle persone della situazione in cui versa il pianeta e combattere l’inquinamento.
L’umido, la carta, l’alluminio, la plastica, l’indifferenziato e il vetro hanno bisogno di essere rappresentati sotto forma di specifici contenitori per ridurre il nostro peso sull’ambiente e sulle risorse del nostro Pianeta, riducendo la nostra impronta ecologica e favorendo uno sviluppo sostenibile. Per quanto riguarda invece i rifiuti di grosse dimensioni come vecchi elettrodomestici, televisori o varie apparecchiature non funzionanti, possono essere tranquillamente trasportati o nei casi più difficoltosi fatti recapitare in un centro di raccolta come l’isola ecologica, solitamente collocata in prossimità di qualsiasi abitazione cittadina.
L’uso sproporzionato della plastica è un grande problema mondiale di cui nessuno parla
Sicuramente sarà capitato a tutti, prima o poi nella vita, in occasione di pranzi domenicali, compleanni e scampagnate sulla spiaggia, di pensare: «Compriamo piatti e bicchieri di plastica così evitiamo di lavare tutto». In Italia su circa 2,1 milioni di tonnellate di plastica se ne ricicla solo un quarto. Il presidente dell’ Assorimap – Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori materie plastiche – Walter Regis sostiene che il nostro Paese è tra i leader nella tecnologia e nell’impiantistica per il riciclo della plastica per promuovere la raccolta differenziata. Eppure ancora non c’è un sistema adeguato per valorizzare le imprese che investono su queste attività.
«Gli effetti sono quelli di una migrazione delle aziende verso Paesi che invece hanno messo al centro delle politiche di sostenibilità un sistema di vantaggi per chi trasforma rifiuti per dare loro una seconda vita consumando meno risorse».
L’inquinamento della plastica sta distruggendo flora e fauna. I rifiuti, depositandosi nei mari e negli oceani, compromettono la vita di migliaia di creature marine che si nutrono di piccoli frammenti alla volta, con il rischio di accumularli senza riuscire più a digerirli.
Le Ooho, nasce la risposta all’inquinamento della plastica
Studi approfonditi sono stati compiuti sulla barriera corallina da un gruppo di ricercatori australiani, che hanno appena pubblicato le loro osservazioni sulla rivista Marine Biology.
«I coralli si nutrono in modo non selettivo e in base ai nostri risultati è evidente che possono nutrirsi anche di microplastica, se è presente nelle acque in cui vivono. […] Se l’inquinamento da microplastica continua ad aumentare sulla Grande Barriera Corallina, i coralli potrebbero esserne colpiti sempre più negativamente i cui rischi maggiori sono legati specialmente alla perdita di ossigeno e al suo completo sbiancamento». – Mia Hoogenboom dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies della James Cook University
Migliaia di pesci rimangono intrappolati in sacchetti di plastica o si cibano direttamente di essa, e noi, sulle nostre tavole, ci nutriamo di loro senza riflettere sulle conseguenze per la nostra salute. Una delle soluzioni per contrastare l’inquinamento potrebbe essere la diffusione delle “Ooho”.
Nel 2014 i tre ingegneri spagnoli Rodrigo Garcìa Gonzàlez, Guillaume Couche e Pierre Paslier hanno creato “Ooho”. Si tratta di una piccola bolla sferica, commestibile e biodegradabile, che può contenere qualsiasi tipo di bevanda come alternativa alle bottiglie di plastica e alle tazze.
Economica e trasparente, “Ooho”, la bottiglia del futuro, è costituita da alginato di sodio ricavato dalle alghe marine e cloruro di calcio. Vengono create mediante la tecnica della gelificazione e il costo di produzione è di solo due centesimi. Si chiamano “Ooho” e si spera che entro un anno possano essere immesse sul mercato.
NO all’utilizzo della plastica sulle spiagge pugliesi. Sì alla raccolta differenziata
Un incontro tra ambientalisti e balneari ha decretato di vietare, a partire dall’estate 2019, l’utilizzo di materiale plastico sulle spiagge. La Puglia è la prima regione in Italia. La somministrazione di cibo e bevande in contenitori di plastica sarà sostituita da materiale ecocompatibile – in futuro si spera che le Ooho possano sopperire facilmente a questo problema -. Oltre l’80% dell’inquinamento marino è costituito dalla plastica, e oltre il 27% da attrezzi da pesca smarriti o abbandonati in acqua, come le reti e i fili. Il presidente Michele Emiliano esprime il suo stato d’animo: «Si tratta di un risultato prezioso per l’equilibrio futuro del nostro ambiente marino».
La decisione è in linea con la proposta della Commissione Europea di vietare dal 2021 la vendita di articoli in plastica monouso. Seguendo questa direttiva si eviterebbe l’emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2, danni ambientali equivalenti a circa 22 miliardi di euro entro il 2030 e un notevole risparmio dei consumatori di 6,5 miliardi di euro.