
Il suicidio è il gesto estremo con il quale un individuo si priva volontariamente del dono della vita. È difficile comprendere cosa porti a compiere una simile scelta, le cause possono essere varie e molteplici e non esiste un vero e proprio profilo psicologico che possa essere analizzato e ulteriormente tenuto sotto controllo per poterlo evitare. Si vuole fermare il dolore, il suicidio sembra la soluzione.
Il suicidio come fenomeno sociologico
Inizialmente non sembra essere presente un motivo evidente, si constata che nella maggioranza dei casi vi è spesso alla base un disturbo psicofisico, un trauma provocato da diverse situazioni, come un lutto personale, una separazione affettiva, una malattia terminale, la perdita del lavoro. Talvolta le cause sono da ricercarsi in famiglia, ci sono casi di persone che hanno tentato il suicidio dopo aver vissuto in ambienti dove gli stessi membri familiari hanno tentato di togliersi la vita o hanno avuto atteggiamenti autolesivi. Anche l’abuso di alcool o di sostanze stupefacenti possono essere fattori scatenanti, ma in ogni caso è spesso il disturbo psichiatrico ad incidere sulla scelta di privarsi della propria esistenza, credendo di potersi liberare finalmente da situazioni senza via d’uscita e di estrema sofferenza.
In un periodo di instabilità lavorativa come quello attuale, caratterizzato da un profondo e radicale mutamento sociale, non tutti riescono ad adeguarsi alle condizioni precarie conseguenti la crisi economica e ciò può determinare profondi condizioni di malessere fino alla messa in discussione del proprio valore e del senso della propria esistenza.
In aumento nel Sud Italia
Dai dati esposti nel Rapporto Osservasalute 2016 si evince che nei paesi meridionali è in crescita il consumo di antidepressivi e il numero di suicidi in proporzione all’aumento della disoccupazione e alla riduzione degli investimenti pubblici. Si fa sentire con sempre più forza la necessità di focalizzare l’attenzione sul benessere sociale delle città del sud Italia. La criticità della situazione è dovuta non solo alle condizioni negative in cui verte l’assistenza sanitaria, ma soprattutto ai tassi di ricovero, che coincidono con l’assistenza per la salute mentale. La causa economica sembra essere il fattore scatenante, che si parta da situazioni normali o precedentemente già alterate. L’insicurezza di una cura appropriata e delle possibilità effettive di riceverla è molto importante per i pazienti, rischia di far peggiorare la stabilità mentale anche nei casi meno gravi.
Le piccole attenzioni nel quotidiano per svelare il malessere
Purtroppo data la complessità del fenomeno, la prevenzione e la gestione sono alquanto difficili. Diffondere informazioni volte al riconoscimento dei segnali potrebbe essere essenziale per individuare le persone a rischio. Le spie di disagio potrebbero essere: attacchi improvvisi di panico, stati d’ansia, manifestazioni verbali di ideazione di suicidio, atteggiamenti che mettono in pericolo la propria vita, bipolarismo, mancanza di autostima, vita solitaria ed insana, abuso di sostanze stupefacenti e alcool che attivano gesti di autolesionismo e perdita di lucidità.
Fornire il giusto ascolto, indirizzare la persona sofferente verso l’aiuto di un professionista potrebbe rappresentare un primo passo per la salvezza. Oggi, anche grazie ai social, è possibile individuare chi è più sensibile a talune dinamiche. Infatti si è notato che a volte chi premedita un suicidio, lancia indirettamente una richiesta di aiuto al mondo, pubblicando contenuti dove viene messo in evidenza il proprio disagio, la propria difficoltà o il proprio stato d’animo. Non resta che mantenere alta l’attenzione nei confronti di questo malessere sociale che sta dilagando sempre più, e soprattutto consolidare i rapporti umani al di là di quelli virtuali, che inevitabilmente isolano le persone. Non restare indifferenti al dolore altrui è ciò che ci definisce esseri umani.