La Sonata n.14 in do# minore op.27, famosa come “Al chiaro di luna” di Beethoven, è stata composta tra il 1800 ed il 1801 per Giulietta Guicciardi, il suo grande amore di allora. La giovane donna conobbe il Maestro, di cui ben presto divenne allieva, insieme alle sue due cugine Therese e Josephine. Il fascino del grande musicista misterioso e imperscrutabile folgorò tutte, ma solo una sarebbe stata la giovane oggetto del suo amore, Giulietta.
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Perchè si chiama “Al chiaro di luna”?
La leggenda e le testimonianze che la riguardano parlando di lei come di una ragazzetta capricciosa e superficiale, e soprattutto da due anni promessa in sposa al Conte Gallemberg. Nonostante l’impegno già preso, ricambiò i sentimenti di van Beethoven finché decise di convolare al nozze col primo e lasciare nella disperazione più profonda il Maestro. Sembra che lo sconforto fu tale da spingerlo a pensare addirittura al suicidio per la grande delusione amorosa che aveva provato.
Il nome attribuito alla Sonata n.14 non è in realtà stato scelto da van Beethoven. Inizialmente fu intitolata “Lauben Sonata”, ovvero “Sonata del Pergolato”, in riferimento all’idea del folle amore che provava il compositore al momento della creazione. Fu Ludwig Rellstab a conferirle il nome con cui ancora oggi tutti conoscono questa splendida opera. Infatti ascoltando il brano le emozioni provate gli riportavano alla mente l’immagine di un viandante al chiaro di luna che si rispecchia in un lago alpino.
“La Sonata al chiaro di luna” di Ludwig van Beethoven. Leggenda e spiegazione
Si racconta una leggenda che spiegherebbe con precisione in che circostanze è stata composta questa Sonata. La testimonianza prevede diverse piccole varianti, ma risulta completamente falsa dai più.
Durante una passeggiata con un amico, in una fredda serata invernale, una melodia giunge all’orecchio del compositore. Van Beethoven subito la riconosce come sua e apprezza molto la performance. D’improvviso s’interrompe e si sente una voce di fanciulla raccontare alla sorella di quanto desideri ascoltare dal vivo ed incontrare il grande Ludwig van Beethoven. Le due sorelle povere non sarebbero mai riuscite a presenziare a un suo concerto, così Beethoven, colpito dalla bravura della musicista, decide di recarsi a casa sua.
L’abitazione povera era illuminata solo da una candela e la musicista era cieca. Racconta di come abbia appreso a suonare senza spartiti ma ascoltando un’altro giovane suonare il piano. Secondo la leggenda, allora Beethoven, celando la sua identità, si siede a vecchio e malandato piano presente in casa e suona una sua melodia. Ben presto viene riconosciuto dalla bellezza delle sue esecuzioni, e d’un tratto la candela si spegne. Il compositore apre la finestra lasciando illuminare la stanza da un fascio di luce argentata della Luna. La leggenda narra che in quel momento decise:
Io comporrò una nuova Sonata per voi, si chiamerà “Sonata al chiaro di luna”.
Moonlight Sonata n.14 in do# minore op.27
La Sonata è libera da schemi prestabiliti, ha una costruzione che l’autore stesso definì “quasi una fantasia”. Viene solitamente viene suddivisa in tre movimenti.
Il primo movimento inizia con il celebre Adagio Sostenuto. È reso da un arpeggio su note gravi, che crea un atmosfera malinconica e coinvolgente. Chiudendo gli occhi durante l’ascolto, si riesce quasi ad immaginare di essere al centro di una notte stellata al chiaro di luna, di poterne vivere la pienezza, di ammirare la bellezza del cielo stellato. Per molti l’Adagio Sostenuto è un momento che può vivere di vita propria, e Berlioz ne parla nel suo “Voyage Musical”.
V’è un’opera di Beethoven, conosciuta sotto il nome di Sonata in do diesis minore, il cui Adagio è una di quelle poesie che il linguaggio umano non giunge a definire. Il suo procedimento è molto semplice: la mano sinistra spiega dolcemente dei larghi accordi d’un carattere solennemente triste […] mentre la mano destra […] fa sentire una specie di lamento, fioritura melodica di questa oscura armonia. – su “Al chiaro di luna” di Beethoven
Il secondo movimento, più allegro e vivace, prende il nome di Allegretto. Rappresenta una parentesi in cui vengono smorzati i toni malinconici del primo momento. L’animo si rasserena, trova un po’ di pace e si prepara all’ascolto della coinvolgente parte finale dell’opera. Si tratta di un tipico Allegretto Beethoviano.
Il terzo momento è il Presto Agitato. Il ritmo, veloce ed intenso, è segnato da un crescendo di accordi, arpeggi rapidi ed emozioni. Si sperimenta un’ascensione violenta, agitazione e un senso di inquietudine per poi placarsi. Si sperimenta un’apparente quiete nutrita di insicurezza e confusione, che esplodono con rabbia nella parte finale. I sentimenti dell’innamorato perdono il controllo e con energia dirompente si manifestano dal dolore, alla rabbia, dalla ribellione, al rifiuto in una tempesta emozionale che travolge l’ascoltatore.
Al chiaro di luna di Ludwig van Beethoven. Sonata n.14
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