“Concerto al buio di piano e violino”. Melodie nel buio del cuore

Concerto al buio di piano e violino alla Galleria Borbonica

Assistere al costruirsi di una melodia che cresce piano e si forma su note invisibili in una sala completamente avvolta dalle tenebre, è  forse uno degli eventi più suggestivi a cui si possa avere il piacere di partecipare. Ancora più mirabile se si pensa che tutto l’evento, il “Concerto al buio di piano e violino”, si è svolto all’interno delle pareti dell’antica Galleria Borbonica di Napoli, scavata nel tufo ai tempi dell’impero borbonico.

Il piacere unico della musica unito all’affascinante ambientazione naturale, aggiunto poi al mistero e all’emozione del buio, creano un’atmosfera ricca di incanto e di magia, liberandoci dall’incombenza di un occhio sempre vigile, lasciandoci abbandonare alla compagnia del dolce incanto di un pianoforte e un violino. Tutto questo è stato ricreato nel “Concerto al Buio” della Galleria Borbonica di Napoli, dove due artisti internazionali, Martina Mollo ed Edo Notarloberti, ancora una volta hanno dato prova del loro talento in una performance completamente al buio che hanno eseguito “ad occhi chiusi”.

La libertà assoluta della musica al buio

Lo spegnersi di tutte le luci può essere comprensibilmente causa di timori e paure. L’oscurità rappresenta per antonomasia non solo l’impossibilità di vedere ma anche l’impossibilità di conoscere. Tuttavia è proprio l’ignoto che dà origine alla vita e ai cambiamenti più decisivi di essa. Ogni essere umano deve scontrarsi, presto o tardi, con situazioni nuove, mettendo alla prova la propria capacità di resilienza di fronte alle avversità. Questo è stato il tema principale del concerto. I due artisti hanno deciso di ricreare quest’atmosfera per far comprendere al pubblico l’importanza dell’ascolto puro, senza distrazioni. E così, man mano che le poche luci rimaste sul palco arrivano ad estinguersi, cala il buio più totale sugli occhi del pubblico. Ma è solo un attimo. Ecco che una voce dolce arriva in soccorso dell’occhio improvvisamente privato del suo ruolo, funge quasi da guida nell’oscurità, accompagnata dalle note del piano di Martina Mollo. Quando poi il violino si unisce, la percezione della realtà scompare completamente: il buio apre le porte all’immaginazione, mille immagini concorrono agilmente alla melodia principale, in un susseguirsi di adagi e andanti, di accordi tenuti  e arpeggi veloci.

Concerto al buio di piano e violino. La scelta dei brani

Nella pausa tra un brano e l’altro, segue una breve introduzione del pezzo seguente. Abilmente, il violinista Edo Notarloberti spiega a parole il tema principale di ogni pezzo. Alla rinascita dall’oscurità sono seguiti pezzi sul sentimento della malinconia, sulla figura della donna, sul dolore per la perdita di una persona cara, sull’allontanamento dalla propria famiglia, fino a ricapitolare sul pezzo principale, stavolta però dedicato all’amore. Questo punto è molto importante perché le parole vengono riprese dalla melodia, che le traduce in suoni più semplici e armoniosi. E mentre l’occhio si abitua al buio, la mente già proietta scene di avventura e mistero, influenzate anche dall’ambientazione.

La Galleria Borbonica come parte dello spettacolo

Parte della suggestione viene notevolmente alimentata dall’ambiente sotterraneo in cui ci si trova. La Galleria Borbonica – costruita a Napoli nel 1853 – oltre ad essere un fenomenale esempio di architettura, rappresenta un vero e proprio pezzo della storia di Napoli. Viene infatti narrato, prima dell’inizio del concerto, di come i tunnel sotterranei siano stati rifugio sicuro per la maggior parte della popolazione durante la Seconda Guerra Mondiale. Passare tra quei muri, a cui sono visibilmente rimasti aggrappati pezzi di storia della città stessa e dei suoi abitanti, non solo lascia in sordina tutto il resto del mondo, ma crea un legame tanto sottile quanto potente con le migliaia di vite che riecheggiano da un passato non troppo lontano.

In fine, ecco che come riemersi da un sogno, con il termine della musica ritorna anche la luce. Prima flebilmente, con piccole fiammelle che danzano sul capo di una donna, e poi totalmente. La stanza si riprende i suoi colori; i due suonatori, da malleabili entità produttori di musica, ridiventano persone in carne ed ossa ed è ancora più stupefacente, allora, la loro bravura. Gli occhi si abituano a fatica alla luca, il silenzio sovrasta quasi ogni suono. Solo allora ci si accorge di aver visto tutto un mondo attraverso la musica; un mondo che oramai va svanendo con il dissolversi delle ultime note, e che nemmeno lo sguardo dell’osservatore più attento riuscirebbe a scorgere.

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