
Alla vigilia di All Hallows’ Eve è particolarmente doveroso rivolgere un occhio di riguardo all’autore di colonne sonore in chiave più intense e cupe di tutte. L’artista che ha partecipato a costruire con le sue musiche sognanti le ambientazioni tenebrose di film storici come “Batman”, “Hellboy”, “The Avengers”, e altri come “Big Fish”, “La Fabbrica di Cioccolato”, “Spider Man”, “Men in black” e perfino “I Simpson”, ma che ancora oggi non risulta tra i nomi più conosciuti e popolari in Italia. Si parla ovviamente della figura dal genio inquieto di Danny Elfman, compositore e attore che per ingegno può essere equiparato solo al grande Tim Burton, con cui ha legato subito una duratura amicizia, che lo ha accompagnato in quasi tutti i suoi progetti cinematografici.
La data dell’esordio è stata nel 1985, con “Pee-wee’s Big Adventure”, ma il primo vero successo mondiale arrivò con la colonna sonora di “Batman” (1989) e successivamente con il masterpiece horror della Walt Disney, “Nightmare before Christmas”.
«È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembra
in un posto che forse nei sogni si rimembra
la storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete.
Vi sarete chiesti, magari: da dove nascono le feste?
Se così non è, direi, che incominciare dovreste.»
– “Nightmare before Christmas”
Nightmare before Christmas, la colonna sonora horror
“Nightmare before Christmas” è un film di animazione horror in stop-motion, ovvero creato con dei pupazzi mossi a mano dagli animatori in ogni fotogramma. Come ogni classico della Disney si distingue per essere intervallata da canzoni cantate dagli stessi personaggi, che però si attendono alla linea tradizionale di Walt. Pur inserite in un contesto animato, fin dal principio notiamo che sono create per spaventare lo spettatore, esprimendo anche nei momenti di silenzio ciò che in realtà è una saggia copertura dei sentimenti di inadeguatezza e inquietudine dell’animo del protagonista: Jack Skellington.
Lui è uno scheletro, anima della festa di Halloween, che però anno dopo anno si sente sopraffatto da un ruolo che ormai non lo rispecchia più. Stanco di spaventare i bambini, decide invece di portare loro dei doni, rubando il ruolo di Babbo Natale e improvvisandosi capo dell’omonima festa. In questa fase del film sono essenziali i continui riferimenti musicali al periodo natalizio, con l’introduzione di scampanellii e trilli e musiche con poco utilizzo di alterazioni in chiave, diversamente dalle altre canzoni. Per il resto di esse, come pure per la colonna sonora di “La Sposa Cadavere”, è invece frequente l’utilizzo dei diesis (Fa#- Do# -Sol# -Re#) unito alla scelta di un accompagnamento dai toni gravi e malinconici.
Caratteristiche espressive di Danny Elfman
Il timbro incisivo ed horror, riconoscibile di Danny Elfman, è infatti oramai un marchio di fabbrica. Se pur ben capace di spaziare tra generi completamente differenti tra loro – appunto da “I Simpson” a “Mars Attacks”, da “Jack mani di forbici” ad “Alice in Wonderland” – con musiche diverse sospese tra l’epico e l’avventuroso, la vera particolarità sui generis di quest’artista è l’abilità di ricreare un’atmosfera suggestiva che rende incredibilmente reale tutto ciò che narra. Chiunque può essere capace di scrivere musica, ma solo in pochi hanno l’abilità plasmare un intero mondo con il suo ausilio, grazie alla contrapposizione perfetta di una serie di note all’interno del tema musicale.
Tra le sue musiche non si ritrovano solo artisti complessi come Tim Burton e Merilyn Manson – molto famosa la sua cover di “This is Halloween”, pezzo di apertura di “Nightmare before Christmas” -, ma ogni animo affine al mondo delle stranezze, delle magie e della fantasia. Ne sono attratti tutti coloro che si rispecchiano nelle note di un vecchio pianoforte, perché sono questi gli elementi che affascinano delle musiche di Danny Elfman.
«Be’, non hai altra scelta. Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.
Come lo sai che sono matta?
Per forza, altrimenti non saresti venuta qui.»
– “Alice nel Paese delle Meraviglie”
Il rapporto tra Musica e Morte
Lungi dall’essere macabre, le musiche di Danny Elfman vengono spesso a stretto contatto con la morte, o comunque venga vista quella dimensione ultraterrena colma di misteri e malinconia che viene raggiunta tramite l’arte. Il ruolo del compositore non è semplice in questi casi. Sebbene ci siano alcune sequenze di note che scientificamente provocano reazioni involontarie di tristezza e inquietudine all’ascolto, la vera abilità è riuscire a interpretarle in maniera positiva. La musica non è dunque un mezzo per arrivare alla paura per la morte, bensì un antidoto per esorcizzarla. Come si vede ne “La Sposa Cadavere” o “Beetlejuice”, le anime trapassate non sono mai spaventose come si potrebbe pensare; sono in realtà allegre e risolute, non rimpiangono mai i momenti passati in vita, usano la musica come mezzo per comunicare con i vivi, anche a ritmo di Jazz! (Jazz dell’Aldilà, “La Sposa Cadavere”).
In questa maniera la musica horror ha il ruolo primario di catarsi contro il dolore e le insicurezze che, al contrario di come si potrebbe pensare, si hanno solo in vita. L’accettazione del concetto di mortalità rende più facile avvicinarsi a quella parte di noi che non riesce a razionalizzare la condizione precaria della vita umana, cosa che viene più facile attraverso la musica, linguaggio universale che tocca le corde di ogni anima, viva o morta!
«Dai, dai, che tocca anche a te!
Morire ad oltranza, che male c’è?
Tu prova a scappar, raccomandati ai santi,
Ma dovremo al fine morir tutti quanti!»
– “La Sposa Cadavere”