
Ricco di elementi soprannaturali, di carattere tra l’epico e l’esoterico, il “Flauto Magico – Die Zauberflöte” è una delle opere più suggestive e incantevoli del genio tedesco di Amedeus Mozart. Venne composta alla fine del Settecento (1791) ma è stata spesso rivisitata in chiave moderna. Ha riscosso subito un notevole successo internazionale, anche se al principio fu concepita per un pubblico limitato.
L’opera in sé era stata infatti scritta per deliziare chiunque l’ascoltasse, prendendo spunto da credenze e superstizioni del popolo austriaco. Mozart non aveva previsto la fama che avrebbe avuto, cosa che risollevò molto il suo morale. Infatti era stato colpito da una grave malattia che lo aveva portato alla depressione e in fine alla morte quello stesso anno, nel 1791. Quest’opera si può considerare dunque come il suo lascito spirituale. Era riuscito a mettere insieme elementi sacri in un capolavoro, che è insieme opera buffa e drammatica. Ha attinto elementi dell’ormai prossimo Romanticismo, creando quello che si può definire una polivalenza di generi musicali. Il “Flauto Magico” viene però catalogato sotto il nome di Singspiel, letteralmente “recita cantata”, un genere proprio della tradizione tedesco-austriaca caratterizzato dall’alternanza di parti cantate e parti recitate.
Il Flauto Magico di Mozart. La trama
Il miracolo del Flauto Magico è un racconto favoloso che prende vita da uno scenario irreale e immaginario ambientato in Egitto. Il protagonista è Tamino, che entra in scena seguito da un gigantesco drago. Preso dallo spavento causato dalla grossa creatura, il fanciullo sviene e in suo soccorso arrivano le Dame della Regina della Notte. Abbattuto il mostro, tornano a fare rapporto alla loro sovrana e quando tornano seguita da quest’ultima, trovano Tamino risvegliato da Papageno, un uomo dalle sembianze d’uccello e ricoperto di piume.
Papageno è un personaggio reso intenzionalmente buffo, il suo ruolo è proprio quello di aggiungere un nota comica alla vicenda. Lo ritroviamo infatti a vantarsi di aver ucciso il rettile, così le Dame lo puniscono chiudendogli la bocca con un lucchetto. La Regina Astrifiammante mostra a Tamino una foto della sua adorata figlia, caduta preda di un rapitore. Astrifiammante dona al giovane un flauto magico chiedendogli di riportarle la sua principessa. Tamino, innamoratosi della figura nella foto, non esita ad accettare. Così Tamino e Papageno si incamminano così verso il castello del rapitore Sarastro, accompagnati da tre giovani “genietti”.
Papageno trova da subito la principessa, mentre Tamino scopre, arrivato al Tempio della Saggezza, di motivi ben più oscuri dietro il rapimento della fanciulla, che rimarranno oscuri fino alla fine dell’opera. Dopo essere entrati nel Tempio del Sole provando di esserne degni, i tre capiranno che la Regina è la vera mente malefica dietro tutti quegli spiacevoli eventi. Riusciranno a rispedirla con le Dame nel regno delle tenebre a cui appartengono.
I significati nascosti e il numero 3
La trama dell’opera non prende spunto solo da credenze e fantasie popolari. Molti riferimenti all’interno dei due atti sono infatti chiaramente riconducibili alla massoneria. Basti pensare al numero 3, spesso ricorrente durante lo svolgimento musicale. Fin dal preludio, difatti, entrano in gioco potenti accordi ripetuti per tre volte. Il tema musicale ritorna tre volte. Appaiono personaggi raggruppati in triadi come i genietti, le Dame, le tre prove da superare, i protagonisti stessi (Tamino, Papageno e la principessa). Altro elemento prettamente massonico sono le contrapposizioni di due poli apposti, come il bene e il male, e gli elementi di luce/ombra, fuoco/acqua.
Dalla composizione al successo
Non è dunque un segreto come il “Flauto Magico” di Mozart abbia fatto tanto scalpore in così poco tempo. Oltre alla grande innovazione data dalla fluidità della trama stessa, l’immaginazione era scatenata dagli scenari e i costumi. Nelle vare rappresentazioni sempre più ambiziosi sono stati gli adattamenti teatrali. Ambientazioni e giochi di luci hanno reso ancora più facile immedesimarsi nella favola. Ma gli scenari fanno solo da sfondo all’incredibile adattamento mozartiano. Seppure colto di sorpresa dal drammatico esito, ogni parte è stata scritta con grande abilità da Mozart, riuscendo ad adattarsi facilmente a qualunque personaggio, dal più comico al più tragico, e facendo risaltare le qualità di ognuno anche se spesso completamente differenti tra loro.
Basti pensare alla maestria dell’Aria della Regina. Qui la sovrana consegna un coltello alla figlia minacciando di maledirla se non lo userà per uccidere Sarastro. Quest’ultimo pezzo è il più famoso dell’intera opera. Lo scopo è quello di esprimere rabbia, passione e vendetta, in un gioco appassionato di virtuosismi vocali. la Regina sembra intenta in un drammatico dialogo con sé stessa, più che con la figlia. Per molti storici con quest’ultima opera Mozart ci lascia in testamento la sua anima. Riesce a far in modo che gli spettatori siano rapiti da un mondo magico fatto di animali danzanti, creature incantate e maestosi cieli ricoperti di stelle.