
Chi non ha mai sentito nemmeno per una volta canticchiare la sigla di Game of Thrones? Le note, che preparano all’apertura di sipario sullo show televisivo più seguito al mondo, sono ormai diventate un’icona per tutti gli spettatori, più o meno accaniti. Tuttavia nel retroscena della composizione musicale è stato svolto un lavoro molto accurato, ad opera del compositore Ramin Djawadi.
Game of Thrones, le musiche di Ramin Djawadi
Conosciuto già come autore di diverse colonne sonore – tra cui Iron Man, Pacific Rim e ancora Prison Break, Person of Interest e The Strain -, Ramin Djawadi rivela che prima di lavorare alla Main Theme aveva già scritto alcune musiche per lo show, avendo ricevuto le prime due puntate in anteprima. È stata idea degli autori chiedere la sua opinione sulla prima bozza di quella che sarebbe diventata la sigla più conosciuta al mondo. Oltre ad essere la più conosciuta è anche una delle più lunghe in circolazione. La sigla dura quasi due minuti, a dispetto della media che varia dai 15 secondi di durata. Che sia un altro punto distintivo da attribuire ai tanti della serie o solo una questione di necessità?
Ramin Djawadi ha spiegato che la sigla principale è stata incentrata tutta intorno a un unico tema: il viaggio. L’evoluzione dell’epica storia passa di luogo in luogo, cambia e muta nell’animazione della sigla. Questo avviene anche per la musica, che accompagna le immagini dandole il giusto ritmo e “guidando” lo spettatore ad ogni passo verso terre lontane e vicende sempre più insidiose. Il compositore utilizza proprio questo verbo, “guidare”, ed è questo l’esatto compito della sua musica.
La bipartizione della sigla di Game of Thrones
Si può notare come nella composizione – come avviene, del resto, in molte opere classiche tra cui la ballata in special modo – abbiamo la divisione in due strutture ritmiche e armoniche. Nella prima parte è presente il suono del violoncello. Con un’armonia continua e scorrevole rimanda col pensiero proprio a un viaggio, un percorso perseguito in prima persona, quasi lo spettatore fosse presente in ogni scena guardando dall’alto. Nella seconda parte invece, per contrasto abbiamo il canto dei violini, dal suono più acuto e dal ritmo più sostenuto. L’autore della composizione spiega che l’intento era quello di creare un clima di avventura e di mistero. La volontà era iniziare lo spettatore – o in questo caso l’ascoltatore – alle numerose sorprese che innegabilmente caratterizzano tutta la serie.
La musica all’interno della narrazione
E non è finita qui. La musica precede di molto la narrazione, secondo Ramin Djawadi, e ricopre un ruolo fondamentale, a volte innegabilmente fatalista. Si possono riconoscere diversi episodi in cui le canzoni inserite fungono da profezia per le catastrofi a venire. È il caso della canzone “Le piogge di Castamere”, decisamente una tra le più ricordate dai fan. Oltre ad essere tra le più ricorrenti nel film – viene canticchiata spesso da Tyrion Lannister – la si può sentire risuonare più volte nei boschi, a corte e perfino in taverne e bordelli. Narra la distruzione della casata Reyne e finisce per essere suonata al banchetto delle Nozze Rosse, quasi fosse un presagio delle orribili conseguenze che ne seguiranno.
«And so he spoke, and so he spoke,
that Lord of Castamere,
But now the rains weep o’er his hall,
with no one there to hear.»
Un altro esempio di interattività musicale lo si può captare visibilmente prima della catastrofica esplosione del tempio di Baleor, nella sesta stagione. Ramin Djawadi rivela di non aver mai usato il pianoforte in nessun altra composizione precedente. Per la serie è stata difatti optata una maggioranza di strumenti come il violoncello e percussioni, tutti strumenti dal timbro scuro e intenso. Quando pochi attimi prima di una delle scene più impressionanti e traumatiche lo spettatore avverte le note basse dello strumento pianistico, è difficile non accorgersi immediatamente che qualcosa di molto sbagliato sta per accadere, anche se la tensione musicale viene portata fino all’ultimo. L’artista racconta di aver immaginato la scena dell’esplosione numerose volte nella sua testa prima di averci aggiunto la colonna sonora. Così succede per la maggior parte delle scene che vengono riviste innumerevoli volte e poi di nuovo rimontate.
L’evoluzione musicale in in Game of Thrones segue quella dei suoi personaggi
Una delle curiosità che racconta il compositore è stata il divieto degli strumenti a fiato. Gli sceneggiatori infatti hanno categoricamente proibito l’utilizzo del flauto, ampiamente abusato nei precedenti film fantasy. Parallelamente, la particolare provenienza di molti dei personaggi e le ambientazioni suggestive del telefilm, lo hanno spinto a utilizzare strumenti peculiari quali il taiko – tipologia di tamburi giapponesi – e il duduk, un antico strumento a fiato di origine armena tuttavia molto diverso dal flauto. La musica è perciò una caratteristica propria dei personaggi che, troppo numerosi per avere un tema musicale per ciascuno, vengono divisi in famiglie. Ovviamente i protagonisti principali fanno caso a parte, i quali finiscono per avere ognuno la propria “theme”. Ma anche in questa evenienza lo sviluppo della musica avviene gradualmente, secondo l’evoluzione stessa del personaggio.
Non tutti ottengono subito una propria composizione personale e alcuni più “tardivi” arrivano ad aspettare fino alla quinta stagione. Questa particolarità mostra che la musica non funge solo da accompagnamento nello show, ma che ne è parte integrante e che attiva subito, attraverso l’udito, emozioni nascoste e inesplorate che guidano all’interno della leggenda. Ad oggi, infatti, le cover strumentali della sigla iniziale di Game of Thrones sono tra le più numerose su YouTube, postate già a partire dal giorno dopo la pubblicazione della prima puntata. Ogni giorno centinaia di persone mettono alla prova la loro creatività e la loro passione in arrangiamenti sempre più fantasiosi, che vanno da versioni in dal vivo e in digitale, fino ad arrangiamenti stile cartone animato.