
“Messiah” di Händel: significato, analisi e storia
“Messiah” di Georg Friedrich Händel è sicuramente la sua opera oratoria più conosciuta, scritta in lingua inglese nel 1741. Rappresenta una delle principali ragioni della perdurante popolarità di Händel alla fine dell’epoca barocca, momento in cui la maggior parte degli autori barocchi vennero dimenticati, se non per essere riscoperti in seguito, verso la metà del 19esimo secolo.
Il testo dell’oratorio è completamente preso dalla Bibbia, ed è diviso in tre parti principali che rivivono la vita del Signore. Partendo dalla Prima Parte in cui viene preannunciata la nascita virgine del Messiah, passando per la passione della morte e della resurrezione nella Seconda Parte, per arrivare in fine alla glorificazione di Cristo in Paradiso. Dei 53 movimenti che compongono l’oratorio, “Rejoice” è certamente l’aria più rappresentativa della grande gioia portata dalla nascita di Cristo, riportata in musica con tutto lo sfarzo della vocalità händeliana.
La musica del “Messiah” di Händel. Rejoice greatly è un’aria di allegria e gioia
“Rejoice greatly, O daughter of Zion” è il nome dell’aria iniziale della quinta scena dell’opera. Di solito viene cantata come un pezzo virtuoso e colorato per soprano, il cui compito è quello di esprimere una grande gioia, come appare evidente dall’impostazione dell’opera stessa. L’inizio è scandito, infatti, da un ritmo allegro di strumenti ad arco che preparano l’ingresso al canto. Tuttavia nella versione barocca originale veniva rappresentata come una danza incantevole e suggestiva, in un tempo composto di dodici ottavi. Nell’aria viene ripetuta la parola “Rejoice” seguita da un crescendo di quarte, tutte colorature che sembrano far espandere questo concetto fluttuante dell’esultanza e del rallegrarsi.
“Behold, thy King cometh unto thee” (Ecco che il tuo Re viene a te) è cantato con ritmi puntati, ed è una reminiscenza delle overture francesi. Troviamo un’addolcimento nella parte centrale dell’aria, che canta la strofa “He is the righteous Saviour and he shall speak peace unto the heathen” (È il giusto Salvatore e parlerà di pace alle nazioni), in cui la parola “peace” viene ripetuta diverse volte con note allungate. Alla fine sembra iniziare da capo, ma solo il primo ingresso della voce è esattamente lo stesso, viene poi seguito perfino da più e più colorature e abbellimenti che ci portano verso la conclusione dell’aria.
Sulle note barocche di Händel
“Rejoice” è solo uno dei numerosi movimenti della Prima Parte del “Messiah” di Händel. Questa parte è conosciuta anche con il nome di “Christmas”, poiché viene spesso eseguita in concerto durante il periodo dell’avvento. L’opera segue anzi il calendario dell’anno liturgico, passando per la quaresima, la Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste. Come in tutti i libretti scritti precedentemente al “Messiah”, Händel utilizzò una tecnica compositiva basata sul canto sia solista che corale. Solo due movimenti sono puramente strumentali: l’overture e la Pifa. La Pifa è una pastorale, accompagnamento musicale che nell’opera conduce i pastori a Betlemme.
Il coro originale era composto da soprani, bassi, tenori e contralti, mentre l’orchestra strumentale era formata da oboi e strumenti a corde. La parte del basso continuo era assegnata ai violoncelli, violone, fagotti e clavicembalo.
Le arie all’interno del “Messiah” offrono le tipologie e stili musicali più diversi. Si parte dalla forma grande coi da capo, per arrivare sua variante dal segno, poi un da capo dissimulato perché l’ultima anta dell’aria è sostituita da un coro. L’arietta bipartita, continuando, fino ad arie che propongono più sezioni giustapposte proseguendo estenuate (ipnotiche, si direbbe) finché non viene esaurito il testo biblico, badando bene di far percepire all’ascoltatore l’omogeneità musicale del pezzo. Infine, alcuni numeri solistici vengono agganciati a una pagina corale che ne amplifica la portata, garantendo una relazione diretta ed efficace tra le due componenti fondamentali della partitura, i solisti e il coro.
«Davvero grande è il mistero della fede:
Dio si manifestò nella carne,
fu giustificato dallo Spirito,
visto dagli angeli,
annunciato ai pagani,
creduto nel mondo,
assunto nella gloria.
In Lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza.» Epigrafe, Messiah, HWV 56