“Barrio” di Mahmood, il singolo delle anomalie

Barrio di Mahmood

Il flamenco? Il deserto? La voce cantilenante di Mahmood? La storia dei due ragazzi? Che cosa colpisce chi guarda per la prima volta il video dell’ultimo brano del cantante milanese? Le prime note fanno immaginare una coppia in posizione per ballare un suadente flamenco. Le immagini della clip invece ci tuffano nelle dune del deserto al crepuscolo, dentro un’auto guidata da un ragazzo. E questa è la prima anomalia in “Barrio” di Mahmood, o periferia, come si dice in italiano.

“Barrio” è la periferia raccontata da Mahmood

Poi arriva la voce di Mahmood, inconfondibile, a raccontarci qualcosa di semplice, forse banale ma sempre attuale: le difficoltà di una storia. Storia d’amore o d’amicizia? Più probabilmente la prima. I tira e molla classici che tutti vivono o hanno vissuto, in questo brano sono ambientati nel barrio. La periferia viene quasi riscattata. Forse è meglio dire raccontata. E diventa normalità. Quotidianità di un gruppo di amici che si incontra e vive questa periferia ai confini col deserto. Ecco un’altra anomalia. Dicendo periferia si pensa subito a una grande città e i rispettivi banlieu. Qui no.

E infine sguardi. Occhiate d’intesa. Sorrisi. La storia si evolve. Cresce all’interno del gruppo per concludersi di notte, nel buio rotto dai fari di due auto che si ritrovano nel deserto. Un’amicizia che diventa storia d’amore. Tra di loro. Due ragazzi. Anche nel barrio c’è spazio per un amore gay. È di questo che si parla nel brano? Di una storia d’amore gay? In realtà è sufficiente citare ciò che Mahmood ha più volte detto di se stesso: un coming out non è necessario. L’ultima anomalia è qui. Non è necessario esplicitare.

Ecco che cosa si trova in “Barrio” di Mahmood o che si può trovare. Ognuno può liberamente cogliere qualcosa di diverso. La ricchezza del mélange si dipana nel suo insieme o solo in qualche particolare, che sia esso musicale, visivo o immaginario.

Ma chi è Mahmood? Conosciamolo meglio

Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, nasce a Milano il 12 settembre 1992 da madre sarda e padre egiziano. Cresciuto dalla madre a Gratosoglio, quartiere periferico di Milano, dopo la separazione dei genitori non avrà più rapporti col padre. Infatti, nonostante le sue origini egiziane, non parla arabo, bensì fluentemente il sardo. Sono il folclore e la cultura della Sardegna a legarlo profondamente all’isola. Il suo nome d’arte deriva dal suo stesso cognome Mahmoud e my mood – espressione inglese che significa “il mio stato d’animo” –. Entrambi si ritrovano all’interno dei suoi pezzi: la sua storia personale e il suo stato d’animo. Inizia fin da piccolo a studiare canto e prosegue dopo la maturità al CPM Music Institute di Milano. Qui incontra il suo primo manager, Andrea Rodini e i futuri membri della band e nonché primi produttori: Francesco Fugazza, Elia Pastori e Marcello Grilli.

La sua prima apparizione pubblica avviene nel 2012 quando partecipa alla sesta edizione di X Factor. Qui viene scartato da Simona Ventura, ripescato dal televoto e infine eliminato alla terza puntata. Dopo questa prima esperienza televisiva inizia a scrivere e pubblicare pezzi. Nel 2015, in seguito al concorso canoro Area Sanremo si aggiudica il diritto di partecipare al Festival di Sanremo 2016 nella categoria Nuove Proposte in cui si classifica al quarto posto con il brano “Dimentica”. Continua a pubblicare singoli e a partecipare alla composizione di brani con artisti del calibro di  Elodie, Michele Bravi, Gué Pequeno, Marco Mengoni e Fabri Fibra. Ma quello che lo fa conoscere al grande pubblico è la vittoria al Festival di Sanremo 2019 con il brano “Soldi”.

Il resto è storia. Uscita del primo album di inediti dal titolo “Gioventù bruciata”. Secondo posto all’Eurovision Song Contest 2019. Partecipazione a numerose apparizioni televisive e radiofoniche italiane e straniere – è il primo artista italiano invitato nella trasmissione svedese Sommarkrysset -. Non rimane che aspettare cosa proporrà nel futuro.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.