
La mia vis critica mi spinge a cimentarmi in un’analisi sulla canzone madre del genere “colombaro” italico. La stessa fornì poi, assieme ad un’altra messicana, ispirazione per il concepimento della rivoluzionaria “Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato. Nella storia della canzone il primo ad occuparsi di “columbidi” fu nel 1853 lo spagnolo Sebastian Iradier con un habanera dal titolo “La paloma”, eseguita nel secolo scorso da Claudio Villa, Julio Iglesias ed altri.
«Ay cichita perché tu non voli da me/ nel mio cuore c’è un nido d’amore che ti aspetta»
La colomba/palomba in musica. Dal ruolo profano a quello romantico
Nel 1946 la coppia Cherubini-Falcomatà scrisse una canzone da avanspettacolo che si intitolava “La paloma blanca”. La cantarono in parecchi: Natalino Otto, Nilla Pizzi, ed anche Anna Fougez, tarantina a dispetto dell’esotico nome d’arte.
«Una paloma blanca […] M’ha rovinato l’alma […] Quella paloma blanca tanto crudele, tanto crudele/ lasciò le mute ande,/ le muteande sotto la nieve…Ay, ay, ay, ay»
Vincenzo Falcomatà fu ispirato nel comporre questa canzone a doppio senso dall’aver visto una sera, in un tabarin, una ballerina a cui erano scese le mutandine durante l’esibizione. Insomma, tutte queste colombine che svolazzano nei cieli melodici, hanno una certa allusione piccante, sono metafore dell’amor carnale. La colomba bianca non è quindi soltanto simbolo di candore e purezza, perché a volte può ricoprire un ruolo molto più profano.
“La palummella”, storica canzone popolare partenopea del ‘700, aveva una valenza satirica. Era uno sfottò contro l’autorità sabauda, ma a Napoli fu indirizzata anche contro Ferdinando I di Borbone. C’è poi un filone rigorosamente classico basato sulla colomba come simbolo d’amore romantico e struggente, scevro d’ogni sfumatura volgare.
“Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato
È il caso della celeberrima “Cuccurucucù Paloma” del messicano Tomas Mendez, 1954. La versione più nota è forse quella fornita nel 1959 da un aitante crooner di colore, Harry Belafonte, detto “Il re del calipso”. Il brano del genere romantico-lagnoso furoreggerà per anni in tutto il mondo, cadendo infine nell’oblio fin quando nel 1981 il Maestro Franco Battiato da Catania ne tira fuori una rivisitazione allegra, ironica, vagamente futurista e molto nonsense. È un successone.
«Cuccuruccuccù cantava/ cuccuruccuccù paloma/ aiaiaiaiah cantava/ Le serenate all’Istituto Magistrale,/ nell’ora di ginnastica e di religione,/per carnevale sonava sopra i carri in maschera/ avevo già la luna e urano nel leone/ il mare nel cassetto,le mille bolle blu/da quando sei andata via non esisto più, uuh/ il mondo è grigio,il mondo è blu /cucc…paloma/aiaiaiaah cantava» – “Cuccuruccucù Paloma” di Franco Battiato
PICCOLA PREMESSA. I versi onomatopeici più famosi furono quelli di Aldo Palazzeschi nel lontano 1910 (“E lasciatemi divertire!”). Nelle canzoni, la primogenitura del richiamo colombale appartiene allo spagnolo Iradier. Battiato si produce in una libera citazione del huapango del messicano, ma il riferimento principale, in quanto produzione italica, resta “Vola Colomba” immortalata da Nilla Pizza. Il “Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato costituisce in fondo il primo e riuscito esempio di rivisitazione radicale del testo conciniano. La rivoluzionaria rielaborazione del Maestro catanese ha partorito un carme geniale, ricco di epos ascetico, tensione concettuale e immaginario fantastico. Un autentico affresco visionario degno di passare alla storia.
Analisi del testo
“Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato con il segmento iniziale immette subito il lettore nel mondo delle categorie filosofiche astratte. L’illimitato fantastico viene creato con l’uso di un linguaggio aereo e vago, proprio come nell’“Infinito” leopardiano. In entrambi le liriche è quasi ininfluente il narratario (il destinatario del messaggio), ma ben marcato il narratore. Però, mentre nel coyote di Recanati il forte auto coinvolgimento emotivo determina una focalizzazione interna dell’espansione lirica, nel cirneco dell’Etna il rapporto tra cantore ed enunciazione tematica resta sempre incerto e ambiguamente sospeso tra livelli omodiegetici e livelli eterodiegetici. Insomma, per dirla con parole semplici, non si sa mai dove cavolo voglia andare a parare questo Franco!
Se procediamo nella scomposizione delle aree tematiche, si evidenzieranno diversi momenti nel “Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato . La reiterazione vocativa del ritornello a cui segue l’individuazione di un campo a retrospezione (tecnica del flashback) esempio: «le serenate all’Istituto magistrale». Segue l’acquisizione di una cultura oroscopale («avevi già la luna e urano nel leone») che dimostra come il Nostro sia un grande para…gnosta. Si assiste poi ad un processo di reificazione onirico-fantastica («il mare nel cassetto, le mille bolle blu») e alla fluttuazione ironico-citazionista («l’ira funesta…cantami o diva»). Infine un paranoico rapporto di odio-amore col colore dominante blu e il ricorso alla filastrocca farneticante in lingua inglese a mo’ di chiusa catartica («Lady Madonna,I can cry»), in una sorta di genialoide poetica delirante del non sense.
Il produttore, attraverso l’immagine acustica del cuccuruccucù (codice), trasmette al destinatario (il povero ascoltatore) il messaggio chiave «il mondo è grigio, il mondo è blu». Per meglio comprendere il referente (contesto) della complessa poiesi battiatiana, sarà utile scomporre la struttura descrittiva dell’intera elegia palumbare.
Lettura semiotica. “Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato
Un primo nucleo è: «Le serenate all’Istituto magistrale/nell’ora di ginnastica o di religione». Si evidenziano l’elemento selettivo determinato dalla similarità fonetica tra “serenata” e “magistrale”(strato fonologico-semantico) e quello combinativo scaturente dalla circolare contiguità tra le due ore di lezione.
La spazialità interna di questi versi è connotata dalla codificazione circolare tra religione, ginnastica e Istituto. La ridondanza delle due materie e la staticità totemica dell’Istituto sottolineano l’unicità del messaggio e preannunciano il clou dell’ S.O.S racchiuso nel verso drammatico «da quando sei andata via, non esisto più». Questa frase è un autentico entrelacement che spezza la linearità del discorso portandoci verso il nuovo intreccio: l’onirica digressione centrale di quell’ “ira funesta” che contribuisce ad arricchire di epos il simbolismo erotico della paloma.
Ecco quindi lo sconfinamento nel campo della spazialità esterna. Qui tramite la traccia narrativa di sintagmi ben definiti e la partitura di scansioni omogenee (tra cui eccelle per vigore l’ictus “Divaaa”), si consegue l’obiettivo del raggiungimento di un’armonica dicotomia di fondo tra l’aspetto semantico del testo (suo significato) e quello strettamente fonico (suo significante).
Ma è quel «confine attraverso il quale i profughi afgani si spostarono nell’ Iran» il vero connotato semantico di rilievo. Questo limite individuato da quel gran paraguru di Battiato è assai simile alla siepe leopardiana. È una barriera ideale che funge da tmesi fra due differenti spazialità, entrambe astratte e tendenti a superare l’antitesi attraverso la ricerca di una sintesi di largo respiro. Giacomino fa sfociare il suo anelito nel celebre »«e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Franchino invece, dopo aver ribadito che la natura gli è ostile (il mondo è grigio ecc.), trova la sua sintesi in quello stupefacente «la barba col rasoio elettrico non la faccio più», vero inno all’inazione neo esistenzialistica.
“Vola Colomba” di Concina-Cherubini
«Vola colomba bianca vola/ diglielo tu che tornerò/ dille che non sarà più sola/ e che mai più la lascerò/ Fummo felici un dì e ci han divisi/ ci sorrideva il sole,il cielo e il mar/ noi lasciavamo il cantiere, lieti del nostro lavoro/ e il campanon din don ci faceva il coro/ Vola colomba bianca vola» – “Vola Colomba” di Concina-Cherubini
Il componimento si articola secondo schema e stilemi riecheggianti le ballate trecentesche ( “Vago augelletto che cantando vai” di Petrarca). La dispositio degli elementi è però volutamente ribaltata, dal momento che il secondo piede si pone come commiato. Invece il sirima è legato alla fronte da un semplice verso, quel «fummo felici un dì e ci han divisi» che è il fulcro dell’impianto lirico.
Il celebre linguista Diego Abatantuono nota, con sottile acume critico, la forte valenza sessuale della metafora fallica del «campanon che faceva din don». Il chiarissimo prof. Pasquale Zagaria è sostanzialmente d’accordo, non mancando però di sottolineare anche il tormento solipsista del povero innamorato solingo che, nell’ultima strofa, dichiara la propria debolezza onanistica nel verso «Tutte le sere m’addormento triste/e nei miei sogni invoco te…»
Leggendo il testo “Vola Colomba” di Concina-Cherubini si può suddividere in tre momenti. Dapprima l’implicita trascorsa corrispondenza amorosa, poi l’avvenuta interruzione forzata del rapporto e infine l’invio di un messaggio illusoriamente consolatorio (la riunificazione è impossibile). L’unica parte non scomponibile è rappresentata dal rimpianto per la perduta felicità (prima volta del sirima), elemento che costituisce il motivo dominante della canzone.
La lettura psicoanalitica del rimpianto espunge la latente allegoria sessuale nascosta tra le righe. La colomba, o piccione, infatti «è simbolo dell’eros sublimato, e nonostante ciò, è timida, innocente» (Cfr. Otto F. Gmelin). D’altra parte non c’è bisogno di chiamare in causa il critico tedesco. Anche in Puglia piccione è sineddoche molto usata per indicare l’appetibile parte femminea. Insomma, tutta la cifra subliminale della canzone si svolge sul tema del campanon che reclama la sua colombina…
Conclusione sul confronto musico-colombaro
Confrontando quindi i due brani attraverso i processi trasformazionali della medesima materia, possiamo concludere che:
- per “Cuccurucucù Paloma” di Franco Battiato il messaggio principale è «il mondo è grigio, il mondo è blu»). Il codice è il “Cuccuruccucù Paloma”, il mezzo è la paloma (=Eros) espresso tramite disperazione ascetico-statica.
- per “Vola Colomba” di Concina-Cherubini il messaggio principale è «tornerò e mai più ti lascerò», cioé staremo sempre attaccati, in congiunzione carnale assai. Il codice è “vola colomba”, il mezzo è la colomba (=Eros) espresso tramite disperazione melodrammatico-cinetica.
Da dove facilmente si evince che C.(colomba) : a M (messaggio erotico) = P.(paloma) : M1 (messaggio ironico e peduncoloso, ossia ad pedunculum canis).
Così come volevasi dimostrare.