
È uscito “Everyday Life” dei Coldplay: ottavo album in studio, 53 minuti di ascolto per 16 pezzi suddivisi in due parti speculari: Sunrise e Sunset.
La dualità in “Everyday Life” dei Coldplay
Già, perché l’album è composto da due anime, è una specie di viaggio dall’alba al tramonto, che inizia con “Sunrise” e si chiude con la title track, suggerendo una specie di loop nello scorrere del tempo e delle giornate. Ma oltre al dualismo temporale (alba-tramonto), il disco racchiude altre dualità più concettuali come la lotta tra il bene e il male, tra le miserie terrene e la nobiltà spirituale, l’incontro/scontro tra due culture, quella occidentale e quella orientale. Le due anime del disco potrebbero rappresentare anche l’evoluzione della loro carriera: “Sunrise”, l’alba, ovvero i Coldplay di 20 anni fa (più introspettivi), e “Sunset”, quelli di oggi (più conosciuti).
Perfino la copertina è pensata per racchiudere l’incontro di culture e tempi. L’immagine è di Pilar Zeta, artista argentina che aveva già realizzato l’immagine utilizzata per promuovere “A Head Full of Dreams”. Minimal in bianco e nero in cui la band sembra un gruppo d’altri tempi, si rifà ad una foto del 1919 del gruppo musicale del bisnonno del chitarrista Jonny Buckland. Il titolo dell’album è accompagnato anche dalla sua traduzione in arabo, mentre la scritta laterale sta per “Peace and Love”.
Il lancio live in Giordania a metà tra oriente e occidente
Una diretta YouTube ha presentato ufficialmente l’album, con tutte le canzoni suonate dal vivo ad Amman, capitale della Giordania. I Coldplay non ci erano mai stati e ma il leader Chris lo ha concepito come Paese di mezzo del Medio Oriente, una specie di confine naturale che delimita il passaggio tra alba e tramonto, tra est e ovest. L’esibizione in Giordania, insieme a quella del Museo di Storia Naturale di Londra di qualche giorno dopo, sono state le uniche performance live dell’album, vista la decisione della band di non promuoverlo in tour finché non troverà un modo per fare concerti sostenibili. Decisione ovviamente discutibile per tutti i fan che erano già pronti a seguirli on the road.
Si può parlare quindi di un album “impegnato” che, oltre all’attenzione al cambiamento climatico, racchiude altri temi attuali: la guerra al razzismo, la violenza, le discriminazioni sociali, la povertà, la spiritualità e la fede.
Alcune punte di diamante dell’album
La prima parte dell’album comincia con “Sunrise”, brano strumentale a cui i Coldplay hanno affidato l’apertura del disco preannunciandone i toni non banali. Sono poi da ascoltare con attenzione “Church”, che contiene un estratto del brano “Jaga Ji Laganay” di Amjad Sabri – cantante pakistano ucciso in un attentato da estremisti Talebani in Pakistan – e “Arabesque”, il brano che forse più degli altri rappresenta l’incontro tra culture musicali mescolando diverse sonorità.
Nella seconda sezione, oltre a “Cry Cry Cry” e “Old Friends”, troviamo “Orphans” – in cui partecipa anche Moses Martin, figlio tredicenne di Chris -. Si tratta di uno dei momenti principali dell’album, che più ricorda i Coldplay degli ultimi anni e forse proprio per questo scelto come singolo per anticipare il disco al completo.
Nell’insieme “Everyday Life” dei Coldplay è un lavoro molto ricercato, con delle scelte musicali complesse. Per alcuni il difetto di questo album è la sua dispersività, cioè l’essere un contenitore così diversificato da risultare difficilmente leggibile e comprensibile, in cui risulta arduo addirittura capire il criterio di suddivisione dei brani nelle due metà. Per altri invece è proprio il caos interiore e musicale a renderlo uno dei dischi più onesti dei Coldplay, e anche il meno ordinario visto che non propone hit da ritornello. Perché equilibrare il successo commerciale con qualcosa di più introspettivo è un lavoro difficile da fare, e solo il tempo dirà se i Coldplay sono riusciti nell’impresa.