I Muse: aneddoti e sonorità del rock tra discografia e tour

Chi sono i Muse, il gruppo musicale che ha inventato il suono del nuovo millennio

Gli eclettici e poliedrici Muse sono un gruppo musicale britannico tra quelli di maggior successo degli ultimi decenni. Nessuno meglio di loro sa interpretare le sonorità del nuovo millennio. Con abilità, classe e un pizzico di pazzia, mixano diversi generi musicali partendo da un pop decadente, e toccando punk rock americano, musica dance, sinfonie epiche e anche riferimenti western.

«La missione dei Muse è suonare come un ibrido geneticamente modificato di Queen, Jeff Buckley e Radiohead.» – New Musical Express

Dai palchi della provincia inglese, Matthew Bellamy (il cantante dei Muse), Chris Wolstenholme e Dominic Howard fanno conoscere al mondo l’energia del rock alternativo, affrontando anche tematiche complesse, scienza, politica, guerra e non da ultimi UFO, apocalisse e intelligenza artificiale. In quasi 25 anni di carriera pubblicano 10 album tra live e registrati in studio, tra cui “Simulation Theory” .

I Muse e i Radiohead: il peso di un’ombra che si fa sentire

Nonostante il successo iniziale, le case discografiche sono restie a promuovere i Muse, perché pensano che la loro musica sia simile a quella dei Radiohead. I Muse non si lasciano intimidire e partono per un piccolo tour negli Stati Uniti. Lo stile e soprattutto l’atteggiamento, attirano l’attenzione e i primi consensi. Alla fine degli anni ’90 pubblicano l’album di esordio: “Showbiz”. Il paragone con i Radiohead è ancora forte, ma Matthew ne è fortemente contrariato.

«Matthew ha una gamma incredibile di pensieri. Ha una mente così fantasiosa e creativa, che risulta essere davvero stimolante. Voleva entrare in discorsi molto profondi, la sua mentalità era avanti rispetto alla sua giovane età». – Dennis Smith, proprietario del Sawmills Studio

La Musica dei Muse: la voce di Matthew Bellamy e un mix di sonorità

I Muse al loro esordio si indirizzano verso un genere alternativo al sound inglese di fine anni ‘90, tra lo scetticismo di varie etichette discografiche. Questo stile misterioso e introspettivo, viene in parte abbandonato con “Black Holes and Revelations”, in cui utilizzano nuovi suoni dance, accenni di musica elettronica e psichedelica e melodie più orecchiabili. Nonostante diventino forse più commerciali, il lavoro non è mai banale; è studiato e definito con cura sia nella musica che nei testi.

Il suono converge verso un rock più elettronico con influenze pop, che esaltano maggiormente il timbro vocale. Un marchio di fabbrica dei Muse è proprio la voce di Matthew Bellamy che canta spesso in falsetto. Addirittura, durante uno dei primi tour, ha dovuto addirittura fermarsi per un paio di settimane causa restringimento della laringe, per aver cantato in modo non particolarmente corretto. Durante le visite, i dottori affermano di non avere mai visto delle corde vocali così femminili in un uomo!

La band si concentra in maniera quasi maniacale sull’armonia tra il rock dei loro strumenti di base e l’elettronica. Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard sono musicisti di alto livello, ognuno suona il suo strumento con innaturale maestria. Coesistono in uno stesso album canzoni ritmate ed elettroniche, brani impegnati, originali e tradizionali. Questo connubio tra pop, rock ed elettronica diventa uno spettacolo incredibile da ascoltare e vedere dal vivo.

Gli Aneddoti della band Muse. L’esperienza imperdibile dei live!

È proprio dal vivo che i Muse danno il meglio di sé perché pieni di energia e di grinta. La capacità di Matthew di passare con disinvoltura da chitarra, microfono e tastiera, fa della band un successo di fama mondiale. La sua energia inarrestabile è quasi leggendaria.

Con il suo atteggiamento irruente e distruttivo, durante un concerto spacca involontariamente il sopracciglio di Dom lanciandogli addosso la propria chitarra, che sarebbe dovuta finire sulla batteria! Durante il loro primo show per la promozione di “Absolution”, Matthew si ferisce alla bocca colpendosi con la sua chitarra accidentalmente; gli mettono dei punti di sutura e la band è costretta ad annullare alcune date. Quando nel 2004 suonano al Glastonbury Festival, definiscono la loro esibizione “il miglior concerto della nostra vita”, fino a quel momento. Dopo lo show il padre del batterista muore e, se da una parte sono molto rattristati per l’accaduto, dall’altra Matthew si dice felice che il padre di Dom abbia visto il “momento migliore” della band. Solo gli U2, i Radiohead e i Coldplay vantano dal vivo un riscontro di pubblico e un impatto pari a quello dei Muse, che con la sola aggiunta di un tastierista riescono a dare vita a sonorità trascinanti.

«Ci presentiamo soli con i nostri strumenti, e chi ci ha visto può garantire che abbiamo l’energia di un’intera orchestra.» – Matthew Bellamy

I loro spettacoli live sono incendiari, rivoluzionari. Sono degli eventi non solo musicali, ma un’esperienza totalizzante dal suono alle luci, dal palco ai video. A rendere uniche le scenografie contribuiscono schermi, droni, semplici palloni e robot. La tecnologia è sempre all’avanguardia e il pubblico coinvolto con lancio di palloncini, coriandoli, giochi pirotecnici e robot. Dietro questi eventi ci sono giorni di lavoro intenso e frenetico.

«La maggior parte delle nostre idee vengono eliminate per questioni di salute e sicurezza. Il progetto per il live è sempre molto più ambizioso di quello che poi viene realizzato e cerchiamo sempre di spingerci al limite del consentito dalla legge.» – Dominic Howard

La qualità delle loro performance live è ben testimoniata da due dvd: “HAARP” (2008) e “Live at Rome Olympic stadium” (2013). Quest’ultimo è un film concerto proiettato in anteprima mondiale il 5 novembre in 20 cinema sparsi in altrettante città del mondo. Il concerto si svolge il 6 luglio 2013 allo Stadio Olimpico di Roma davanti a oltre 60.000 persone ed è il primo film concerto ad essere registrato nel formato 4K Ultra High Definition. Il trio del Devon trascina il pubblico in un viaggio mozzafiato, una serata davvero epocale che mostra uno tra gli allestimenti i più fantasiosi mai realizzati dalla band.

Il segreto del quarto uomo

I Muse per raggiungere questi livelli stellari dal vivo, si affidano ad un quarto strumento suonato dal musicista Morgan Nicholls. È una loro vecchia conoscenza, a cui si rivolgono per la prima volta nel 2004, quando Chris si rompe il polso giocando a calcio.

Dopo la pubblicazione del quarto album, “Black Holes and Revelations”, i Muse richiamano Nicholls per accompagnarli ufficialmente durante i concerti. La collaborazione si rivela idilliaca. Morgan suona principalmente la tastiera, anche se nei brani in cui Matthew è al pianoforte, si sposta alla chitarra elettrica. La band propone a Nicholls di diventare il tastierista stabile dei Muse, lui rifiuta mantenendo la sua indipendenza – come bassista dei Gorillaz, degli Who e Lily Allen-, ma collaborando sempre con grande professionalità.

Discografia e storia dei Muse, gruppo dai banchi di scuola

«Ho incontrato Matt e Dom un paio di anni prima che la loro band si fosse formata perché frequentavamo la stessa scuola. Poi ad un tratto tutti volevano suonare la chitarra ed essere parte di una rock band. Ero in una band, Matt e Dom erano in un’altra band, la loro band era sull’orlo dell’autodistruzione e anche la mia, così abbiamo cominciato da lì.» – Chris Wolstenholme

Nascono così i “Rocket Baby Dolls” con Matthew (voce, chitarra e pianoforte), Dom (batteria) e Chris (basso). I Muse, con questo nome, nascono nel 1994, quando appena 16enni partecipano ad una competizione tra gruppi scolastici. Si esibiscono pesantemente truccati – in stile “The Cure”- ed eseguono brani inediti e cover dei Nirvana. I ragazzi finiscono l’esibizione distruggendo tutti i loro strumenti sul palco, colpiscono per la presenza scenica e contro ogni aspettativa riescono a vincere. Pubblicano il loro primo EP nel 1997, intitolandolo con il nuovo nome della band: “Muse”, appunto.

«Siamo andati in scena con i nostri volti completamente truccati, siamo stati molto aggressivi, abbiamo giocato con gesti violenti e poi abbiamo rotto tutto sul palco. Tutto questo per dire che la volontà, l’atteggiamento erano molto significativi per noi. E senza rendercene conto abbiamo vinto. Noi ci aspettavamo di perdere ed eravamo arrabbiati. Ci siamo resi conto che l’emozione, le vibrazioni che si creano sul palco sono importanti più delle capacità tecniche.» – Chris Wolstenholme

Nel 2000, inizia la scalata al successo, con il secondo lavoro, “The Origin of Symmetry”. È un album arrabbiato e romantico al tempo stesso. Il successo riscosso è dovuto sia a pezzi impegnati che all’uso di strumenti non usuali come l’organo e il mellotron (a tastiera, di moda negli anni ’60 e ’70). Matthew Bellamy risulta particolarmente ispirato nel falsetto e nel pianoforte, lasciandosi influenzare dalla musica classica di Chopin e Rachmaninov.

Con il terzo album, “Absolution”, si consolida la loro fama a livello mondiale. Teologia, scienza, politica, futurismo e addirittura apocalisse sono gli argomenti che caratterizzano l’album. Le performance di chitarra sono più semplici, Matthew ne usa una sola marca per tutto l’album conferendogli un suono “sconfinato”.

“Black Holes and Revelations”

Dopo il successo di pubblico e critica, nel 2006 il trio si rinchiude in un castello nella campagna francese, per non essere distratto. Ne esce fuori “Black Holes and Revelations”, che viene registrato per alcune parti anche in Italia, con il coinvolgimento di alcuni orchestrali della Scala di Milano.

Un album impegnato contenente canzoni su tematiche significative. La guerra in Iraq (“Take a Bow”), una critica al governo di Tony Blair (“Assassin”), la storia dell’uomo fino agli attentati terroristici dell’11 settembre (“Invincible”). Nascono anche pietre miliari della carriera dei Muse: “Starlight” raggiunge il 2° posto nelle classifiche del rock moderno del 2007 e “Supermassive Black Hole” il 6° posto.

“The Resistance” ad oggi

Nel 2009 è la volta di “The Resistance”. Mixato da Mark Stent già collaboratore di Madonna, Oasis e U2, è praticamente una miscela di influenze. Pop d’autore, componimento epici, blocchi molto rock e perfino un pezzo sinfonico. A pochi giorni dall’uscita, balza in vetta alle classifiche italiane, inglesi, olandesi e australiane, facendo aumentare esponenzialmente le date del “The Resistance Tour” da 30 a 144!

Gli album “The 2nd Law” e “Drones” disorientano un po’ i fan. I Muse infatti sperimentano troppo e si allontanano dalla propria essenza.

«Negli ultimi due dischi ci siamo allontanati un po’ da quelli che sono i nostri veri strumenti, concentrandoci su sintetizzatori, batterie elettroniche, effetti vari e via di questo passo. Sento che per il prossimo disco torneremo verso una musica “suonata”, torneremo ad usare i nostri soliti strumenti, ossia chitarra, basso e batteria. Sarà un disco in qualche modo più grezzo, di certo più rock.» – Matthew Bellamy

Nell’ultimo lavoro “Simulation Theory”, il gruppo abbandona le atmosfere cupe e lo stato d’animo pessimista per tuffarsi in un viaggio nella realtà virtuale. L’album presenta sonorità tipiche degli anni ’80, da punto di vista musicale è probabilmente più leggero rispetto ai precedenti. È caratterizzato da una forte presenza di sintetizzatori e suoni elettronici, che lasciano poco spazio agli strumenti classici come la chitarra.

I Muse tour live

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