
Non fa parte di nessuna fede, Colapesce. E, soprattutto, non gli piace affibbiarsi una definizione in termini di genere musicale e preferenze sonore. Il siciliano Lorenzo Urciullo è quello che potremmo chiamare il nuovo artista eclettico del panorama italiano. La varietà dei suoi ascolti e le sue influenze caratterizzano gli album, che assumono sempre sfumature diverse e tra le più disparate. “Infedele” diventa così l’apoteosi di quanto appena detto, tra la profondità dei sax tenori e la magica voce acuta del nostro autore.
“Infedele” sì, ma sempre coerente
Proprio per questo “Infedele” si chiama così: lo sposalizio tra l’electro e le melodie italiane anni ’80, tra il free jazz e il rock degli USA con un briciolo di latino, sottolinea il fare vagabondo dell’artista in tutto quello che possono offrire sette note. In questo suo album datato 2017, Colapesce ha voluto miscelarle queste note, scomporle e ricomporle come in un quadro di Braque. Nello stesso momento, il cantautore rende la sua opera fruibile e articolata, popolare e pratica. «Ha più strati, è più tridimensionale rispetto alle cose che ho fatto in passato», esordisce Colapesce, che ha scelto come producer due eccellenze come Jacopo Incani (IOSONOUNCANE) e Mario Conte (già con lui in “Egomostro”). Il disco è double face: la prima è più elettronica, tra synth spessi e ottoni estremi; l’altra, più acustica, con microfoni lontani e liuti.
Lo scontro tra le due parti del disco
La durata minima di appena mezz’ora concentra tutto questo in otto brani, in cui il nostro cantautore coniuga e fa convivere alla perfezione queste due anime. I sax che si fondono a ritmi quasi africani – “Pantalica”, in cui si racconta una storia mistica tra le omonime rovine siciliane, tra finocchietto e cardo amaro – le acustiche che diventano electro – “Vasco De Gama” -, il pianoforte che si integra perfettamente ai sintetizzatori – “Ti attraverso”, che con la sua semplicità melodica rende questa canzone orecchiabile e ai livelli del Battiato “pop” e del Battisti anni ’80, ai quali Colapesce si sente da sempre riconoscente.
Il tocco elettrico che amplifica le emozioni in “Infedele” di Colapesce
L’electro é tra le protagoniste indiscusse di questo album. A volte tanto pesante da diventare praticamente deep house (“Compleanno”), a volte da sfociare in canzoni che ricordano i torinesi Subsonica (“Maometto a Milano”). Tra numerosi synth e drum machine, ecco anche la presenza dell’iconica Roland TR-808
«Ma è elettronica di matrice classica. Non abbiamo mai usato il computer, sono tutti outboard esterni o macchine elettroniche. Anche ‘Egomostro’ aveva una componente elettronica forte. Ma qui c’è anche una componente acustica, e si sente» – Lorenzo Urciullo
“Infedele” di Colapesce prosegue lungo il percorso già iniziato con i due dischi precedenti, anche se allo stesso tempo è l’emblema di quel piccolo “passo in più”, di quell’apertura che lo porta ben oltre i primi lavori – basti ascoltare i due singoli che lo hanno anticipato, “Ti attraverso” e “Totale”-. La varietà del jukebox dell’opera, il caos che svincola il singolo genere, l’apparente disordine che in realtà forma un sodalizio tra l’eterogeneità delle canzoni, rende quest’album “Infedele”, appunto, ma mai incoerente.