
Il progetto discografico EPO nasce nel 2000 dalla collaborazione tra Ciro Tuzzi – chitarra e voce – e Mario Conte – producer e tastierista -. Nato come progetto solista, man mano ha inglobato diversi fino a diventare una vera e propria band. La formazione originaria comprendeva oltre Ciro Tuzzi e Mario, Alessandro Innaro al basso, Pasquale Punzo alla chitarra e Daniele Parascandalo alla batteria. Nel 2007 con l’uscita del secondo disco, “Silenzio assenso”, iniziano i primi cambi della formazione rimasta orfana del chitarrista. Così si unisce al gruppo il fonico Giuseppe Innaro e successivamente, per questioni logistiche ed artistiche, si giunge ad una rinnovata line-up con Michele De Finis alla chitarra e Jonathan Maurano alla batteria. Un anno dopo il terzo album “Ogni cosa è al suo posto” del 2012, inizia la collaborazione con il bassista Gabriele Lazzarotti. Ultimo ad aggregarsi alla band, Mauro Rosati.
Abbiamo parlato con Ciro Tuzzi, fulcro del progetto, in occasione dell’uscita dell’album “Enea”, scaturito da un profondo bisogno di esprimersi e comunicare
Intervista a Ciro Tuzzi
Da dove è nata l’idea per questo ultimo album?
L’esigenza di fare questo disco è venuta da una serie di incontri che abbiamo fatto con gli EPO in sala prove. Ci vedevamo e lavoravamo così per ore senza avere una direzione e basandoci su alcune idee ed improvvisazioni. Questo man mano ha fatto nascere in noi una nuova idea di suono e dei nuovi e equilibri che pian piano si sono tramutati in canzoni. Quindi questo disco è nato dall’esigenza di esprimere questa nuova faccia del gruppo e del mio modo di scrivere.
A differenza dei precedenti lavori “Enea” è completamente in napoletano…
Scrivere tutto in napoletano è stato una sorta di ritorno al passato perché prima degli EPO avevo un’altra band in cui cantavo in napoletano – ndr i “Core”, uno dei primi gruppi grunge italiano, se non il primo –. Un ritorno al passato ma contemporaneamente una nuova sfida per me perché reggere tutto un disco in napoletano mi ha spinto a studiare per rimettere in discussione una serie di certezze che avevo nella mia scrittura in italiano e reinventarmi in napoletano che è una lingua che si presta ad immagini molto più evocative, consentendomi anche di utilizzare la voce più come uno strumento. Infatti in questo disco sperimento anche di più con la voce, con armonizzazioni molto articolate ed armonie particolari proprio perché, attraverso la musicalità del napoletano, ho voluto sentirmi strumento tra gli strumenti.
Quali altre differenze ci sono in questo album rispetto al passato in termini di sound e di arrangiamenti?
Con “Enea” ci siamo abbastanza liberati dell’etichetta di band undergroud, smettendo un po’ di pensare e di sentirci parte di un certo circuito che porta ad evitare alcune scelte. In questo caso, invece siamo partiti da un’idea più pop, che non vuol dire mirare ad un genere da classifica – tant’è vero che probabilmente all’interno del disco ci sono delle canzoni molto più sperimentali rispetto al passato degli EPO – però abbiamo avuto un approccio molto più morbido e rilassato, molto più giocoso. E posso dire che abbiamo letteralmente giocato con la musica anche perché abbiamo registrato gran parte del disco in presa diretta quindi stando tutti nella stessa stanza nello stesso momento, capendo anche le dinamiche e le reazioni tra di noi nell’interplay.
“Enea” segna una svolta per gli EPO
Questo nuovo modo di scrivere e di comporre come pensi che inciderà sui fan storici degli EPO?
Cosa ne penseranno i fan di questo approccio diverso? Sinceramente non lo so *ride* e sono molto curioso di scoprire la loro reazione perché sicuramente ci sono delle cose che sono cambiate. Però, d’altro canto, ho sempre pensato che le persone che ci seguono capiscono che le scelte che prendiamo sono dettate da quel che sentiamo e dall’Arte e non per difendere un territorio. C’è un aforisma di Oscar Wilde che recita «L’arte non deve mai tentare di farsi popolare. Il pubblico deve cercare di diventare artistico.»
Dopo l’uscita del singolo “Appriesso ‘e stelle”, i fan hanno dovuto attendere molto per il nuovo lavoro. Come mai?
Sebbene in realtà i giorni di registrazione siano stati una quindicina in tutto, per produrre “Enea” c’è voluto un po’ di tempo perché questi giorni non sono stati consecutivi, in quanto incontrarci tutti e sei – ndr. i cinque membri della band più il produttore, Daniele “Ilmafio” Tortora – non era mai facile. In più c’è stato un annetto in cui abbiamo vagliato numerose offerte di etichette che volevano produrre il disco ma abbiamo atteso per trovare qualcuno come Bruno Savino con la sua SoundFly che si innamorasse dell’idea del disco.
Inoltre un altro intoppo è stato un furto che ho subìto in casa in cui mi sono state rubate alcune delle mie chitarre ed il laptop su cui erano salvati i provini del disco… ed ovviamente l’hard-disk esterno in cui avevo salvato il backup! Ma devo ammettere che ricominciare da zero alcuni brani li ha fatti venir fuori addirittura meglio.
Uno sguardo da vicino al lavoro di Ciro Tuzzi
Uno degli aspetti centrali sono i temi. Diresti che predomina un approccio più intimistico o più narrativo?
Gli argomenti del disco sono piuttosto vari. Volendo li si può suddividere in due macrocategorie: una serie di racconti personali, in cui parlo di me dalla mia adolescenza fino alle cose che mi sono accadute durante gli ultimi anni che in qualche modo mi hanno fatto cambiare. E poi c’è una serie di testi di visioni quasi oniriche, come “Auciello” o “Sirene” che sono dei racconti in cui, con una certa malinconia, ho provato a raccontare delle fiabe contemporanee sulla falsariga di un “cunto de li cunti” dei giorni nostri.
Ricreare in studio una buona intesa tra professionisti così eterogenei – distanti musicalmente e geograficamente – e collaudare tutti i meccanismi alla perfezione, sarà stata una vera e proprio sfida logistica…
Fortunatamente gli EPO sono delle persone molto, molto simpatiche *ride* e sin dal primo momento in cui abbiamo iniziato a suonare insieme, quindi ben prima dell’inizio delle registrazioni di “Enea” abbiamo sempre puntato sul rapporto umano nonostante la distanza (ndr. tre napoletani, un romano e un marchigiano) e anche se questo rende complicata l’organizzazione, fa sì che quando riusciamo a vederci le cose funzionino sempre subito perché quando siamo assieme tra di noi c’è un forte spirito cameratesco di fratellanza, che sostiene le cose nonostante le difficoltà che comporta gestire un progetto piccolo ma così complicato a livello logistico.
Pubblicato il disco sui maggiori canali online, avrà inizio il tour. Dopo la presentazione dell’album a Napoli e le tappe a Roma, Milano ed Ancona quali saranno i prossimi passi?
Esatto, fino alla data dei Magazzini fermi di Aversa del 18 Aprile. A breve poi l’uscita di un videoclip in rotazione e poi sarò in solo il 3 Maggio all’MMB nel cuore del centro storico di Napoli: capiremo man mano cosa succederà e a quanto pare il disco sta già ricevendo un buon impatto!
