
Con “We Are Chaos” di Marilyn Manson, il Reverendo del Rock torna alla ribalta. L’album è frutto della collaborazione con Shooter Jennings cantautore e produttore americano, vincitore anche di un Grammy e richiestissimo in sala d’incisione. La produzione è stata un po’ tortuosa, visto che i due artisti hanno cominciato a lavorarci nei ritagli di tempo quando erano ancora in tour. Hanno registrato in 7 Paesi diversi, in vari lassi di tempo. Sembra che addirittura Shooter abbia detto di non aver mai suonato così tanti strumenti come in questo disco.
«Quando scrivevo un verso su qualcosa lui sapeva davvero dove andare musicalmente e creare la giusta atmosfera. In qualche modo si tratta di qualcosa di simile al fare la colonna sonora per un film o scegliere la giusta copertina per un libro, o dipingere per creare determinate emozioni.» – Marilyn Manson
I due artisti hanno cercato di creare un concept album, dove tutte le canzoni contribuiscono a dare un significato nel loro insieme, ruotando attorno a un unico tema. Da un punto di vista musicale, nonostante la presenza di Jennings, l’album non presenta un cambio radicale di sonorità rispetto alla recente produzione di Manson. Racchiude però tutti i suoi punti di riferimento musicali: da David Bowie a Leonard Cohen, dai Beatles a Elton John, evocato anche dai diversi richiami di pianoforte nel disco.
“We Are Chaos” di Marilyn Manson. La metamorfosi del Reverendo del Rock
“We Are Chaos” segna un grande cambiamento nello stile di Manson proprio a livello di contenuti. La ricerca spasmodica dell’effetto shock, cavallo di battaglia di Manson per molti anni, ha lasciato il posto ad una visione di vita totalmente cambiata. L’artista ha capito di aver indugiato troppo su un’immagine servita a rompere gli schemi, ormai superata, ed ha avviato una radicale opera di rinascita. Del solito Manson sono riconoscibili l’energia, la grinta e la voce cruda e distorta. L’album può essere visto come la confessione di un artista che vive una faticosa crisi di identità, o come la fine di un percorso che ha portato il Reverendo del Rock ad una crescita personale e artistica.
Sicuramente è un vero e proprio viaggio nella sua psiche e forse anche la sua opera più complessa. Il disco è come un insieme di stanze, e in ognuna vengono messe a fuoco le diverse anime di Marilyn Manson – artista e uomo – fino a farle quasi coincidere. È così che arriva alla consapevolezza di sé stesso, qualcosa di più dissacrante di tutto ciò che ha fatto sul palco fino ad ora. Se ad un primo ascolto l’album sembra quasi una visione intimista del vissuto di Manson, successivamente ci si rende conto che i protagonisti della storia sono gli ascoltatori. Perché ciascuno porta dentro un piccolo frammento di questo infinito caos.
I brani nel cerchio del Chaos
Manson e Jennings hanno lavorato molto per comporre il miglior mix possibile, mantenendo però una divisione concettuale dei brani e creando due lati ben distinti.
«Abbiamo fatto 10 tracce, come un LP classico, Lato A e Lato B, ci sono tre atti proprio come in uno spettacolo teatrale o in un film. Ma proprio come un LP, è un cerchio piatto e spetta all’ascoltatore mettere l’ultimo pezzo del puzzle nell’immagine che i brani creano.» – Marilyn Manson
Dalla prima canzone “Red Black And Blue”, emerge già un contrasto che non è solo cromatico. Tra il rosso e il nero, Manson propende per una terza via il blu. Ma è una scelta ambigua, perché se da un lato il blu suggerisce uno stato di serenità e di quiete, dall’altro può facilmente trasformarsi in rassegnazione e tristezza. Questa alternativa quindi non sembra una via di fuga e Manson riconosce di essere in un caos.
La titletrack, “We Are Chaos”, evidenzia come a questo caos interiore non ci sia cura. “Don’t Chase the Dead” e “Paint You with My Love” riprendono temi come la nostalgia e il rimpianto di un passato che è meglio non rievocare. Il quinto brano, “Half –Way & One Step Forward”, è la fine del primo atto e il momento in cui compiere un gesto definitivo per ristabilire un nuovo ordine.
La seconda parte si apre con “Infinite Darkness” in cui Manson esce dall’oscurità in cui ogni percezione di sé e del mondo è corrotta. Con “Perfume”, “Keep My Head Together” e “Solve Coagula” l’artista ha finalmente accettato i suoi limiti, i suoi confitti irrisolti e le sue ferite. Sente di nuovo il profumo del mondo, anche se l’odore dei pericoli non è scomparso. L’ultimo brano però, “Broken Needle”, nasconde un finale tragico. Quella consapevolezza ritrovata era solo un’illusione. L’uomo è tornato a naufragare nel suo personale caos.
E così il cerchio si chiude. L’ultimo brano si ricollega al primo e tutto riparte.
La reazione della critica
La cover dell’album è stata creata dallo stesso Manson. “Infinite Darkness” è un autoritratto con il volto quasi sfumato nell’oscurità e macchiato da diversi colori. Proprio come il disco, anche il dipinto sembra essere il più eterogeneo della sua carriera. L’album nel suo complesso è stato accolto positivamente dalla critica musicale, ottenendo posizionamenti di tutto rispetto nelle classifiche delle varie riviste di settore. La produzione, la musica e i testi sono stati considerati come tra i migliori dell’intera sua discografia.
“We Are Chaos” di Marilyn Manson è conciso, senza riempitivi superflui, e il cantante è stato lodato per il fatto di essersi concentrato più sulla scrittura che non sullo “spettacolo”. È molto piaciuta anche la collaborazione tra i due artisti che, nonostante siano musicalmente molto diversi, sono riusciti a «creare, se non perfezionare, una calorosa ballata di angoscia per i Millennial» (Magazine Clash). I fan più radicali non hanno accettato positivamente l’album, perché pensano che la star del rock stia diventando troppo buono e conformista. Ma la strada che ha intrapreso il Reverendo è comunque qualcosa di nuovo.
«Mentre scrivevo questo album, ho pensato tra me e me: “Doma la tua pazzia, aggiustati il completo. E prova a far finta di non essere un animale, ma sapevo che l’essere umano è il peggiore di tutti. Avere misericordia è come commettere un omicidio. Le lacrime sono la perdita più grande del corpo umano”.» – Marilyn Manson