“Noi siamo infinito” di Chbosky. Formazione contro gli stereotipi

“Noi siamo infinito” di Stephen Chbosky non è il solito teen-movie. Il tipico racconto di formazione – caratteristico di tutti i film per adolescenti – si mescola a temi ben più spinosi come la depressione, l’abuso minorile e l’omofobia. Il risultato ottenuto è un film potente nei contenuti, ma delicato nella messa in scena. Le scene si susseguono come in un’elegante danza, i colpi di scena sono ben calibrati e i temi controversi sono trattati con tatto, senza scadere nel plateale melodramma. “Noi siamo infinito” parla dell’adoloscenza fra luci ed ombre e di un trauma profondo, senza pretendere di avere la crudezza di un documentario.

«Penso che parte dell’essere giovane comprenda non sapere esattamente quello che stai facendo. È esplorando la tua vita o commettendo degli errori che inizierai a forgiare la tua identità.» – Stephen Chbosky

Il racconto ruota tutto intorno al protagonista e narratore Charlie (Logan Lerman). L’intero film è raccontato dal suo punto di vista, ragion per cui lo spettatore non conosce altro che quello che gli occhi di Charlie vedono. Anche la regia evidenzia l’intimismo della narrazione attraverso frequenti inquadrature ravvicinate che si focalizzano sulle espressioni dei personaggi in modo da sintonizzarsi con i loro sentimenti. I primi piani si alternano a inquadrature in soggettiva, in modo tale da incoraggiare l’identificazione dello spettatore con Charlie.

«Quando ho studiato tutti i film di formazione che hanno significato molto per me, sia che fosse “Il laureato” o “L’attimo fuggente”, ho notato che avevano tutti l’aria di essere senza tempo. È questo che mi ha permesso di identificarmi con loro.» – Stephen Chbosky

“Noi siamo infinito” di Chbosky ha il suo significato nel disagio esistenziale del ragazzo da parete

L’idea per “Noi siamo infinito” nasce da un romanzo epistolare intitolato “Ragazzo da parete”, scritto proprio da Chbosky. Il fatto che l’autore del libro sia anche sceneggiatore e regista della trasposizione filmica costituisce una novità, oltre a essere garanzia dell’assoluta fedeltà all’opera originale. Infatti, il principale intento del regista era quello di rappresentare una fase delicata come l’adolescenza vissuta da un soggetto disagiato, come Charlie. Che vuol dire essere “un ragazzo da parete”? Una persona timida, impacciata e insicura, come Charlie, che preferisce vivere un’esistenza defilata.

Tuttavia, l’incapacità di Charlie di integrarsi con i suoi coetanei ha radici ben più profonde di quello che si potrebbe pensare. Infatti, il ragazzo si trova nel pieno di una crisi depressiva dovuta a traumi che lui stesso cerca di reprimere. Per proteggersi dal suo passato crea inconsciamente dei frammenti di sé stesso in cui rinchiudere tutto il suo dolore e fare finta che non sia mai esistito. Il fatto che Charlie possa soffrire di un disturbo dissociativo della personalità si palesa nel momento in cui racconta a Sam la tragica fine del suo migliore amico. La noncuranza con cui confessa il suicidio di Michael suggerisce un’innaturale indifferenza verso un avvenimento così grave. Invece, la morte improvvisa del suo migliore amico ha provocato in Charlie un trauma così profondo da spingerlo a frammentare il suo inconscio.

Charlie Kelmeckis, il tormentato protagonista

È l’istinto di autoconservazione a suggerire a Charlie di soffocare il suo dolore. Purtroppo si rivelerà a lungo andare una strategia inutile, controproducente addirittura. Rifiutandosi di fare i conti con i suoi traumi, Charlie non fa altro che rimandare l’inevitabile crollo che lo travolgerà prepotentemente sul finire del film.

La crisi emotiva di Charlie è resa tramite un montaggio serrato in cui le scene si susseguono con scatti repentini, a testimoniare la distruzione del suo precario equilibrio mentale. Il fatto che sullo schermo compaia la figura di Charlie ripetuta più volte conferma la frammentazione del suo inconscio in più identità separate, create per aiutarlo a sopportare il suo dolore. Attraverso la telefonata a sua sorella Candace (Nina Dobrev), rivela finalmente tutta l’atroce verità sul suo passato. Confessando di aver subito molestie da zia Helen, Charlie accetta la realtà e inizia a rimettere insieme i pezzi della sua anima in frantumi.

«Non possiamo scegliere da dove arriviamo, ma possiamo scegliere dove andare da lì in poi.» – Charlie

Il tema delle molestie in “Noi siamo infinito” di Chbosky è ampiamente trattato nel corso della pellicola. Indubbiamente è il protagonista ad esserne maggiormente colpito. Aver subito abusi da sua zia quando era solo un bambino lo ha segnato indelebilmente, precludendogli la possibilità di sviluppare un’identità sessuale sana. Tuttavia è proprio a causa del suo infantilismo che Charlie giunge ad una consapevolezza tardiva della molestia subita. Essendo solo un bambino, non comprende a pieno ciò che gli sta succedendo. La sua ingenuità lo porta ad idealizzare zia Helen e a conservare un ricordo di lei ben differente dalla realtà. Un’altra illusione che ha protetto momentaneamente Charlie dall’abisso.

Stephen Chbosky crea personaggi anticonformisti. Sam…

            «Benvenuto nell’isola dei giocattoli difettosi.» – Sam

Sebbene il personaggio di Charlie sia indiscutibilmente il centro dell’intera vicenda, intorno a lui ruotano altri personaggi altrettanto complessi e ben caratterizzati. Si tratta di Sam (Emma Watson) e Patrick (Ezra Miller), le prime due amicizie che Charlie riesce a stringere al liceo. Entrambi rappresentano due aspetti differenti dell’adolescenza che all’interno di “Noi siamo infinito” di Chbosky vengono trattati in modo interessante.

Sam è una ragazza sensibile e caparbia che riesce a fare colpo su Charlie grazie al suo temperamento. Tuttavia, Sam porta sulle sue spalle lo stesso peso del protagonista, avendo anche lei subito molestie durante l’infanzia. L’esperienza di Sam simboleggia l’universalità del trauma. La violenza può colpire chiunque, indipendentemente dal genere di appartenenza, e chiunque può essere il carnefice. Non esiste uno schema unico, applicabile in tutte le situazioni, bensì ci sono diverse variabili che portano a risultati diversi. Se Charlie reagisce agli abusi reprimendo i suoi sentimenti, Sam è portata ad avere relazioni tossiche con ragazzi che la mortificano e tradiscono la sua fiducia. Tuttavia, la ragazza riesce a liberarsi del senso di inadeguatezza che la porta a scegliere partner non alla sua altezza. Sam è un importante simbolo di emancipazione; incarna il desiderio di affrancarsi dagli stereotipi e di vivere una vita libera e soddisfacente.

…e Patrick

            «C-! Sono sotto la media!» – Patrick

Patrick, dal canto suo, è la perfetta nemesi di Charlie. È esuberante e profondamente autoironico. Al contrario del ragazzo vive serenamente la sua sessualità, anche se è costretto a nascondere la sua relazione con Brad, proveniente da una famiglia retrograda. Grazie a Patrick si introduce un ulteriore tema, ossia il bigottismo omofobo.

Sebbene Patrick sia perfettamente consapevole della sua identità sessuale, nasconde in sé una sottile omofobia interiorizzata che accresce in lui il senso di colpa. È proprio per questo motivo che Patrick non riesce a difendere Brad dall’aggressione di suo padre. È inconsciamente portato a pensare di non meritare l’amore poiché frustrato da una società bigotta che non lo accetta per quello che è. Eppure, sarà proprio grazie all’intervento di Charlie che Patrick potrà riflettere sul suo comportamento e giungere a una piena consapevolezza di sé. Difendendo Patrick nella rissa che si scatena a scuola, Charlie gli dimostra che i suoi sentimenti sono validi e degni di essere vissuti. Ricevere il supporto attivo del suo amico rafforza Patrick, dandogli il coraggio di vivere la sua vita liberamente.

“Noi siamo infinito” di Chbosky: il cantante e la magia della musica

«La musica è una parte essenziale della mia vita, lo è sempre stata fin da quando ero bambino. Mi ha aiutato a trovare la mia identità come persona, come artista e mi ha aiutato ad entrare in contatto con emozioni che non sapevo di avere.» – Stephen Chbosky

La musica ricopre un ruolo fondamentale all’interno del film. Ciascuno dei personaggi è legato alla musica in modo diverso. Per Charlie la musica significa superare la barriera del linguaggio e esprimere liberamente i suoi sentimenti. Attraverso le musicassette che incide Charlie dona agli altri un pezzo della sua anima e comunica ciò che non riesce a dire a parole. Invece Patrick usa la musica per liberare la sua vena artistica. Esibendosi nel ruolo di Frank di “Rocky horror picture show”, può mostrare a tutti la parte migliore di sé, stravagante e creativa. Per Sam la musica è speranza. Grazie alla musica Sam può sognare di incontrare la persona perfetta che saprà amarla e sostenerla nei momenti difficili. Il suo sogno romantico è orchestrato dalla struggente “Pearly Dewdrops’ Drops”, tanto indecifrabile nel significato quanto potente nella melodia.

«Poi sentii un vecchio pezzo, “Pearly Dewdrops’ Drops” e pensai: un giorno andrò ad una festa, al college magari, ad un tratto vedrò una persona davanti a me e da quel momento saprò che tutto andrà bene» – Sam

“Heroes” di David Bowie e il desiderio di libertà

Nonostante ognuno dei personaggi interpreti la musica secondo la sua personale chiave di lettura, il regista l’ha utilizzata indubbiamente per esprimere un sentimento che accomuna tutti loro, il desiderio di libertà. Nell’iconico finale Charlie, Sam e Patrick attraversano insieme un tunnel, simbolo delle loro vite che corrono velocemente verso la felicità. Le luci calde e tenui richiamano la tenerezza dell’amicizia che li unisce e le mani di Charlie tese verso il cielo sono il segno della libertà conquistata dopo aver a lungo sofferto. “Heroes” di David Bowie li accompagna mentre sfrecciano verso la “Liberty Avenue” inseguendo la promessa di un futuro felice.

«Ora lo vedo il momento in cui sai di non essere una storia triste. Sei vivo e ti alzi in piedi, vedi le luci sui palazzi e tutto quello che ti fa restare a bocca aperta, senti quella canzone su quella strada con le persone a cui vuoi più bene al mondo e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito.» – Charlie

Noi siamo infinito
noi siamo infinito di chbosky

Regista: Stephen Chbosky

Valutazione dell'editor
4

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