Diego De Silva in “Non avevo capito niente” compare in veste di critico e protagonista drammatico, a volte molto, moltissimo, ma sempre divertente! Protagonista è Vincenzo Malinconico, personaggio fortunatissimo – a dispetto del cognome – sul quale si basa la serie TV Rai “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso”. Lo scritto è intriso sin dall’inizio e per tutto il prosieguo da una comicità brillante, facilitata dall’uso del dialetto napoletano. Comico, sì, ma con una sorpresa sul finale.
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La malinconia che unisce commedia e tragedia
La prospettiva sugli eventi a volte è tutto nella vita. Quella dell’avvocato Malinconico si focalizza molto sulle proprie esperienze personali, in veste di critico e protagonista drammatico, a volte molto, moltissimo, ma sempre divertente. In un modo quasi del tutto esclusivo, il protagonista – che è anche narratore in prima persona – si impegna in lunghi e intensi flussi di coscienza, veri e propri monologhi dal gusto teatrale, dai quali si evince una massima sempre valida: vista in primissimo piano, la vita sembra tragica, ma da un’inquadratura più larga appare quasi comica. Quella dell’avvocato, proprio come quella di tutti, è una miscela delle due prospettive teatrali.
Dietro tale visione c’è una profonda idea dell’esistenza e di come dovrebbe essere vissuta: a campo lungo, appunto, da un punto di vista non egocentrico. La brillantezza di “Non avevo capito niente” risiede, però, soprattutto nel fatto che la punta di dramma dura davvero quel poco che basta, senza eccessi di disgrazie né tensione drammatica. Il romanzo ha una certa forza, anzi, anche grazie all’elemento narrativo del colpo di scena: per pagine e pagine De Silva, tra svolte e accadimenti vari, mantiene un ritmo piuttosto equilibrato di comicità e sagacia, finché un fatto sconvolge Malinconico e, di sicuro, chi legge. Dopo tanto ridere e sorridere, sull’ultimo si rimane a bocca aperta.
“Non avevo capito niente” di Diego De Silva: riflessioni e flussi di coscienza
Vincenzo Malinconico possiede un cognome molto eloquente, di certo non casuale ma adatto alle storie di cui è il personaggio principale. In effetti una certa malinconia, tra le pagine ironiche, traspare dalle riflessioni sul mondo che lo circonda e su se stesso, il rapporto con gli altri, i figli e l’ex moglie. Non è mai indulgente, tantomeno verso di sé, e talvolta è ingiustamente secco e duro nei rapporti interpersonali. Nonostante ciò, forse proprio perché è un osservatore, viene avvicinato da sconosciuti pronti a raccontargli i dettagli più intimi e privati della loro vita. Malinconico non se lo spiega, ma ascolta e spera solo di non venire risucchiato dagli eventi.
Io vorrei, vorrei davvero che i dispiaceri scaduti, le persone sbagliate, le risposte che non ho dato, i debiti contratti senza bisogno, le piccole meschinità che mi hanno avvelenato il fegato, tutte le cose a cui ancora penso, le storie d’amore soprattutto, sparissero dalla mia testa e non si facessero più vedere, ma sono pieno di strascichi, di fantasmi disoccupati che vengono spesso a trovarmi. Colpa della memoria, che congela e scongela in automatico rallentando la digestione della vita e ti fa sentire solissimo nei momenti più impensati.
La napoletanità: l’ingrediente segreto di De Silva
In qualunque caso, c’è un ingrediente perfetto che fa sì che, sia da soggetto comico sia da quello tragico, raggiunga una speciale credibilità: la napoletanità. I dialettismi, i volgarismi nonché la stessa scenografia napoletana con i suoi caratteri arricchiscono i pensieri e i dialoghi di Malinconico. C’è, poi, nel romanzo un passaggio in cui l’avvocato esamina i tipi di persone della camorra e lo fa con un’intelligenza insolita, senza banalità, che avrebbero altrimenti sviato l’attenzione dalla narrazione principale.
Il tono dei flussi di coscienza e dei pensieri di Malinconico è talvolta sovraccaricato e lento, altre volte invece è secco e tagliente, di una comicità dura e saettante. Il protagonista non è un soggetto soltanto lamentoso, come può apparire, poiché ha una dose di comico e dramma ben mescolati, di leggerezza e intensità. In special modo, l’atteggiamento dell’avvocato può apparire teatrale nel vero senso della parola, cioè appartenente a uno o a un altro genere drammatico, commedia o tragedia.
Per il protagonista la vita è come un mutuo, un debito continuo e lui un mutuatario a cui si chiede sempre un fio e poi un altro e uno ancora. Perciò il suo sguardo è quello di tutti noi su un’esistenza che arranca ogni volta di più, su gestualità ed espressioni, nostre e degli altri, che la dicono lunga e risparmierebbero una gran dose di parole se venissero notate.
Non avevo capito niente

Diego De Silva in "Non avevo capito niente" compare in veste di critico e protagonista drammatico, a volte molto, moltissimo, ma sempre divertente! Protagonista è Vincenzo Malinconico, personaggio fortunatissimo - a dispetto del cognome - sul quale si basa la serie TV Rai "Vincenzo Malinconico, avvocato d'insuccesso". Lo scritto è intriso sin dall'inizio e per tutto il prosieguo da una comicità brillante, facilitata dall'uso del dialetto napoletano. Comico, sì, ma con una sorpresa sul finale.
URL: https://www.einaudi.it/catalogo-libri/narrativa-italiana/narrativa-italiana-contemporanea/non-avevo-capito-niente-diego-de-silva-9788806219536/
Autore: Diego De Silva
Autore: Giulio Einaudi Editore
ISBN: 9788806219536
Formato: https://schema.org/Paperback
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