
Vengo a fare canzoni, dopo le lacrime.
E anche se un coro di uomini
mi spruzzasse di silenzio la lingua,
la poesia arriverà, con voce liberatoria,
a far cadere il mio canto dagli alberi
e a raggiungere gli abissi più profondi di quelle lacrime
che il bambino mi ha prestato piangendo nella vita. Perché il mio canto infantile
è più forte delle lacrime dell’uomo,
e potrebbe persino conquistarmi
derubando il bisogno di lacrime dal sole e dal vento.