
Certo, Bruna, che t’amo, e con quale smisurata demenza.
Non ti dicevano gli stupidi telegrammi che ti mandavo dalla nave quando non avevo altri mezzi, che mi eri di continuo presente?
Di continuo, di continuo… Amo per l’ultima volta, e come non ho mai amato, con disperazione.
Sei il mio sogno della fine, assurdo, stupendo, orrendo. Ti sogno a occhi aperti, ti sogno nel sonno, sono in uno stato di sogno continuo, e so che sognarti è per me, non può essere per me che l’atto più amabile e più crudele che ci sia.
M’è rinata nel cuore la poesia, l’ha fatta rinascere la gentilezza d’una pura voce di poesia.
– Lettera di Giuseppe Ungaretti a Bruna Bianco
La 26enne Bruna Bianco consegna alcune poesie a Giuseppe Ungaretti, allora sull’ottantina, al termine di una sua conferenza. Nasce un amore che valica la differenza d’età, impetuoso e travolgente, che riaccende nel poeta il desiderio di cantare e si esprime in un fitto carteggio tra i due.