“Il brindisi” di Giuseppe Parini

Il brindisi, poesia di Giuseppe Parini

Volano i giorni rapidi 
del caro viver mio: 
e giunta in sul pendìo 
precipita l’età. 
Le belle oimè! che al fingere 
han lingua così presta, 
sol mi ripeton questa 
ingrata verità! 
Con quelle occhiate mutole, 
con quel contegno avaro, 
mi dicono assai chiaro: 
“Noi non siam più per te”. 
E fuggono e folleggiano 
tra gioventù vivace; 
e rendonvi loquace 
l’occhio, la mano e il piè. 
Che far? Degg’io di lacrime 
bagnar per questo il ciglio? 
Ah no, miglior consiglio 
è di godere ancor. 
Se già di mirti teneri 
colsi mia parte in Gnido 
lasciamo che a quel lido 
vada con altri Amor. 
Volgan le spalle candide 
Volgano a me le belle 
ogni piacer con elle 
non se ne parte al fin 
a Bacco, all’Amicizia 
sacro i venturi giorni. 
Cadano i mirti; e s’orni 
d’ellera il misto crin. 
Che fai su questa cètera 
corda che amor sonasti? 
Male al tenor contrasti 
del novo mio piacer. 
Or di cantar dilettami 
tra’miei giocondi amici, 
auguri a lor felici 
versando dal bicchier. 
Fugge la instabil Venere 
con la stagion de’fiori: 
ma tu Lièo ristori 
quando il dicembre uscì. 
Amor con l’età fervida 
convien che si dilegue; 
ma l’Amistà ne segue 
fino all’estremo dì. 
Le belle ch’or s’involano 
schife da noi lontano, 
verranci allor pian piano 
lor brindisi ad offrir. 
E noi compagni amabili 
che far con esse allora? 
Seco un bicchiere ancora 
bevere e poi morir. 

– “Il brindisi” di Giuseppe Parini

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