Parlare di poliamore significa riflettere profondamente sulla nostra società, sui comportamenti e sui reconditi impulsi dei popoli. Per poliamore si intende l’avere relazioni sessuali e sentimentali con più di una persona. Ma è anche molto più di questo: è una filosofia di vita che edifica le relazioni su fondamenta di valori come il rispetto, la libertà, la trasparenza e la comprensione.
Il poliamore è sicuramente un’idea che un po’ affascina e un po’ spaventa. Con questo approfondimento non vogliamo promettere che un rapporto di questo tipo renderà più o meno felici le persone, o che sarà senz’altro il futuro delle relazioni nell’epoca dell’ “amore liquido”, come l’ha definita il sociologo Bauman. Vogliamo soltanto offrire la possibilità di guardare un po’ più da vicino quest’universo che ha eliminato per sempre il possesso dall’idea dell’amore.
Per farlo abbiamo intervistato Giulia che ci ha raccontato che cos’è per lei il poliamore e come vive quest’esperienza. Per tutelare la privacy di tutte le persone coinvolte, sono stati attribuiti a tutti nomi di fantasia.
La testimonianza di Giulia sul poliamore
Ci puoi spiegare cosa significa essere in una relazione poliamorosa sulla base della tua esperienza?
Per me essere in una relazione poliamorosa, significa moltiplicare gioie e dolori di una relazione monogama per un numero di perone maggiore di uno. In realtà la vivo come una cosa piuttosto normale.
Come hai scoperto questo differente tipo di relazione?
Quando avevo 17 anni stavo con un ragazzo che ero convinta sarebbe stato l’uomo della mia vita. Ad un certo punto ci siamo chiesti cosa avrebbe significato stare insieme per i successivi sessanta o settant’anni. Temevamo che con il tempo avremmo finito per voler provare altre esperienze. Non perché non fossimo convinti della nostra relazione… inizialmente è stato una sorta di gioco filosofico.
Cosa pensi della monogamia?
È il modo di vivere le relazioni a cui siamo stati educati. Io stessa, essendo cresciuta con questo mindset, sono stata a lungo convinta che non esistessero alternative alla monogamia, finché non mi è capitato di innamorarmi di due persone contemporaneamente. Chi si trova bene in questa modalità relazionale gode certamente di più tutele legali, ma le coppie monogame durano sempre meno e spesso hanno problemi di tradimenti, gelosia, fiducia. Insomma non credo che la relazione monogama sia la più adatta alla nostra epoca. E non perché sia meno bella o meno vantaggiosa, ma semplicemente perché la società è cambiata e la nostra maniera di vivere le relazioni ancora no.
Nel poliamore esiste la gelosia verso i partner e, se sì, come viene vissuta?
Beh, la gelosia è un’emozione umana. Quindi sì, c’è. E viene gestita come vengono gestite le emozioni negative dalle persone adulte. Ovvero se ne parla, si cerca di fronteggiarla insieme, facendo sentire il partner al sicuro. L’idea è di renderla un sentimento che ci porti a dare la parte migliore di noi al partner e non motivo di liti e dolore.
Quale differenze ci sono tra una coppia aperta e il poliamore dal punto di vista affettivo e sessuale?
Non esiste una vera e propria codifica relazionale che sia uguale per tutti. All’interno del poliamore sono possibili diversi tipi di relazione. Per me dal punto di vista affettivo non ci sono differenze sostanziali rispetto ai sentimenti che si provano all’interno di una coppia monogama. Solo che sei consapevole che l’altra persona ama qualcun altro, oltre che te.
Per spiegare come vivo l’amore mi è venuta in mente una metafora. L’amore tra due persone è come un’impronta digitale: è unico, non ce ne saranno altri simili e per quanto ci siano miliardi di altre impronte digitali possibili, quella sarà sempre distinguibile da tutte le altre. Io l’amore lo vivo così: ho due relazioni con gli stessi risvolti sentimentali, ma non c’è possibilità né motivo di metterle a paragone. Perde di significato questo tipo di concettualizzazione. Dal punto di vista sessuale noi sulla carta possiamo avere rapporti con chiunque, previo avviso agli altri. Questo perché può capitare che la relazione che hai con i tuoi partner sia in un momento particolarmente teso in cui magari non sarebbe una cosa appropriata da fare, quindi in quel caso se ne parla e si ha la possibilità di mettere una sorta di “veto”. In realtà a me e a quasi tutti i miei partner è capitato in maniera veramente sporadica di fare sesso con persone esterne, perché non interessa a nessuno di noi. Così la viviamo noi, ma il poliamore è un tipo di relazione piuttosto “sperimentale” che non tende a schemi precisi. Ha tanti modi di essere declinato e ognuno lo vive come meglio crede.
Nel rapporto che vivi con Marco e Adele esistono partner primari e partner secondari oppure c’è totale equità?
A me non piace fare una gerarchia tra i partner, perché se sto con una persona è perché la considero veramente speciale. Però è vero che a causa situazioni contingenti può capitare di frequentare un partner più di un altro. Ad esempio Marco vive nella mia città e quindi è facile vedersi diverse volte alla settimana e non è escluso che l’anno prossimo andremo a vivere insieme. Adele invece abita a 150 km. Ci sentiamo a telefono ogni giorno e cerchiamo di vederci quanto più possibile, ma per forza di cose finisce per essere una sorta di relazione a distanza. Non meno importante, lei è un pilastro fondamentale della mia vita e sono contenta di averla incontrata, ma un po’ meno presente nella quotidianità.
In alcuni stati – come i Paesi Bassi – sono legali i matrimoni tra più persone. Cosa pensi della possibilità di sposarsi e di avere figli all’interno di una relazione poliamorosa?
Che dire, io sono di parte. Mi piacerebbe moltissimo che venisse adottata anche qui una legislazione simile a quella dei Paesi Bassi. Non credo particolarmente nel matrimonio. Secondo me di avere una relazione lo si sceglie ogni giorno e non è necessario ci sia un contratto che vincoli, anzi. Il matrimonio come istituzione non mi piace, però riconosco che ha una grande utilità pratica. Per quanto concerne i figli, ovviamente questi sono generati solo da due delle persone coinvolte nella relazione. Se dovesse capitare a me io renderei chiaro chi sono i genitori, ma farei in modo che tutti gli altri partner abbiano un ruolo rilevante nella vita del bambino o della bambina. Non credo che il tipo di relazione sarebbe fonte di particolari disagi per i bambini, stando alle più recenti ricerche psicologiche. Credo che avere dei genitori e in più tante persone intorno che si occupano di te e ti vogliono bene possa rappresentare solo un vantaggio per gli eventuali figli.