“Separazione” di Edvard Munch sfiora le corde più profonde dell’animo umano scatenando sentimenti contrastanti. L’artista utilizza una linea dalle molteplici funzioni: decorativa, simbolistica ed espressionistica. Un uomo e una donna sono immersi in un contesto spoglio e raggelante, freddo e deprimente, improntato verso un’innaturale tristezza indefinita. Il dipinto evidenzia una situazione dolorosa, malinconica, a dir poco agghiacciante. I colori sono cupi, spenti, gelidi. Munch vuole condurre lo spettatore verso il significato profondo dell’abbandono, mostrando i chiari effetti di una separazione che provoca sofferenza e straziante angoscia in chi la vive.
«Attraverso l’arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle, a guardarsi dentro.»
“Separazione” di Edvard Munch dipinge la caducità dei sentimenti
La composizione può essere osservata da due punti di vista. Da un lato abbiamo un uomo che rappresenta la chiara dimostrazione delle cause e delle conseguenze che scatena la rottura di un amore, la fine di un sentimento, il duro e crudo colpo di una donna che ti volta le spalle definitivamente. Dall’altro lato invece abbiamo una figura femminile che rispecchia la personificazione di uno spirito angelico. Vestita di bianco, dal corpo sinuoso ed elegante, la donna mostra un’andatura decisa e determinata sottolineata dal portamento del capo e delle braccia, che proseguono senza alcuna esitazione verso la meta prescelta. Questo eccezionale capolavoro è la prova che l’artista norvegese può e deve essere ricordato non solo ed esclusivamente per il famoso “Urlo”. Notevole è il successo e la fama che quest’opera ha ottenuto dal grande pubblico. Realizzato con la tecnica ad olio su tela, risale al 1896 e ad oggi è conservato al Munchmuseet di Oslo.
Lo strazio dell’uomo
L’uomo è avvolto dallo strazio. Fuoco e fiamme non solo dentro di sé, ma anche esteriormente nella figura di fiori rossi sangue che si innalzano dal basso verso l’alto come delle lingue di fuoco e dolore. Lo sguardo è rivolto verso il basso, a stento rimane in piedi mentre sembra precipitare da un momento all’altro nel più oscuro degli abissi. Privo dell’energia vitale, indossa un abito scuro manifestando un animo desolato e un cuore infranto, che cerca di trattenere con le sue mani infiammate e sanguinanti.
«Che tipo di esperienza è l’abbandono? È lo sradicamento, il vuoto, la solitudine. Dolore e cieca disperazione» – Roberto Fustini
All’interno della scena sono raffigurati pochi elementi essenziali. Un albero estremamente stilizzato con delle macchie nere al posto delle fronde, un verde ridotto a qualche pianta floreale e la profondità prospettiva della costa. La portata emotiva del dipinto è molto forte e Munch è riuscito perfettamente a renderla tramite l’uso di colori, gesti e movimenti che coinvolgono percezione, sentimento e stile. L’artista riesce pienamente nel suo obiettivo, evidenziando cosa è in grado di provocare uno stato d’animo così intenso.
«È sempre chi ama di più a essere tiranneggiato e, quel che è peggio, prima o poi abbandonato» – Honoré de Balzac
L’ambiguità della donna
Il ruolo della donna genera una certa ambiguità. Il corpo segue una direzione opposta all’uomo da cui si è appena separata. Pervasa da un senso di liberazione, segue una lunga striscia di terra che la condurrà verso le onde del mare. Eppure i lunghi capelli biondi mostrano ancora un forte collegamento con lui, da cui forte non riesce a staccarsi fino in fondo, creando un dubbio sull’autenticità dei suoi sentimenti.
Con questa tela Munch esamina tematiche importanti. L’intento è quello di proiettare l’osservatore verso una dimensione reale della vita, toccando con mano gli stati d’animo nella loro complessità e profondità. Qui la spiaggia viene raffigurata come un luogo tetro, grigio, rendendola in questo modo appropriata al tormento e alla pena chiaramente visibili sul volto di lui e facendo riflettere sull’amarezza e drammaticità della vita.