“Storia di un (quasi) amore in quarantena” di Davide Gambardella

"Storia di un (quasi) amore in quarantena"

“Storia di un (quasi) amore in quarantena” è un romanzo del giovane scrittore Davide Gambardella. È la storia di un amore nato in quarantena, nel pieno dell’epidemia di Coronavirus che ha sconvolto il mondo intero. Davide Gambardella ci porta nel mondo delle sue paure, delle sue insicurezze, delle sue mancanze, miste a quelle che hanno accomunato l’intera popolazione mondiale durante la prima fase di lockdown, tra marzo e aprile 2020.

“Storia di un (quasi) amore in quarantena” di Davide Gambardella. Amore e pandemia

Tutto è cominciato il giorno prima che il decreto ministeriale dell’8 marzo 2020 obbligasse i cittadini a restare a casa. Un incontro fortuito e fortunato, su una di quelle chat che aiutano a cercare il partner più vicino in base al sesso, all’età e ai gusti personali. Una Roma deserta accompagna le avventure dei due protagonisti. Il sentimento cammina irrequieto e nasce accompagnato dalla paura di chi, fino a poco prima, non se lo sarebbe mai aspettato. È così: le cose belle fanno paura proprio perché sono belle. E come se non bastasse, divampa la paura per qualcosa di ignoto, completamente sconosciuto, infido e invisibile.

«Quando ti trovi a combattere un virus, il SARS-COV2, o Covid-19, che ammazza quanto una guerra in Medio Oriente, non hai grandi scelte. In queste condizioni le misure a dir poco restrittive di un decreto potevano stare tutto sommato bene agli amori lontani. Ma, in altri casi, il lockdown è stato pericoloso: donne e uomini, con una relazione già a brandelli, si sono ritrovati a condividere ore, minuti e secondi sotto lo stesso tetto, e, come nemici giurati, si sono scannati davanti ai loro figli» – “Storia di un (quasi) amore in quarantena” di Davide Gambardella

Davide Gambardella ci fa tornare con la mente a quei mesi difficili, insostenibili, mescolando la sofferenza delle vittime di violenza domestica alla felicità di chi, come lui, è riuscito a trovare la spensieratezza, anche solo per un breve periodo.

«Ridicolizzato nei disegnini che facevano il giro dei social in quei giorni, tratteggiato come una palla di merda viola, grassa e spinosa che fluttua nell’aria e tra le strade delle spettrali città metropolitane»

La trappola dell’amore e il ritorno della libertà

Tatiana è originaria di Krasnojarsk, una città della Siberia. Ha la pelle candida, gli occhi verdi e i capelli rosso fuoco le ricoprono perfettamente la schiena. Vive in Italia da circa tre anni insieme alla coinquilina Irina. Un amore fatto di cultura, conoscenza, scambio di idee. Tatiana e Davide si scrutano dapprima le rispettive menti. Tatiana ama dipingere e la loro storia funge da evasione: l’evasione da una realtà troppo scomoda e difficile da sostenere, un’emergenza sanitaria mondiale.

Si rintanano nei propri luoghi e si sentono lontani dal mondo mille miglia, in un angolo di paradiso costruito appositamente per loro.  Momenti di spensieratezza in cui, di tanto in tanto, le difficoltà si fanno sentire: il lavoro di Tatiana, l’instabilità economica. I giorni passano fino a quando si giunge ad uno stato di semi-libertà.

«La mattina del giorno dopo, però, tornò a farci visita la noia. Era inevitabile durante un periodo così. E portava con sé pensieri, lunghi silenzi, sguardi persi nel vuoto che, a lungo andare, potevano far paura»

Tra noia, pensieri e sospiri cresce l’avvicinamento, sulla scia del quale Davide entra sempre di più nella vita di Tatiana e della sua coinquilina. Avvicinamento stroncato da una scoperta: la bisessualità di Tatiana e la sua relazione con la coinquilina Irina.

«Chiuse la porta e andò via con tutti i suoi casini, lasciandomi nei miei con l’ultima bottiglia di vino affinato del 2017. Tatiana ed io siamo tornati ad essere liberi, alle nostre vite, prima che un (quasi) amore in quarantena le sconvolgesse».

Intrappolato: è così che si è sentito il protagonista del racconto, intrappolato in una realtà surreale, fatta di circostanze e amori credibili solo fino a quando ha avuto la possibilità di toccarli a mani nude, scottandosi non poco. Intrappolato in una realtà più grande, una bolla di illusione. “Storia di un (quasi) amore in quarantena” di Davide Gambardella insegna che le bolle possono essere costituite sia da sogni che da incubi e che, indipendentemente da ciò che le riempie, basta un niente a romperle. 

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