“Il Barbiere di Siviglia” di Rossini dal sabotaggio al successo: trama e analisi

“Il Barbiere di Siviglia” è un’opera buffa tratta dall’omonima commedia di Pierre Beaumarchais. Fu commissionata a Gioachino Rossini da Francesco Sforza Cesarini, impresario del Teatro di Torre Argentina di Roma, in occasione del Carnevale del 1816.

È una delle opere composte da Rossini nella prima feconda parte della sua esistenza. Dal 1829, infatti, si sarebbe ritirato a vita privata nella campagna di Passy, in Francia, trovando ristoro nella cucina sia come cuoco che commensale, afflitto da depressione (paradossale per colui che aveva composto “ Il Barbiere di Siviglia” e “ La Gazza Ladra”).

Leggi anche: Gioachino Rossini. Chef musicista insaziabile di cibi e note

 Il titolo doveva essere davvero “Il Barbiere di Siviglia”?

Rossini aveva appena 23 anni ed in segno di rispetto nei confronti del più attempato Giovanni Paisiello, già autore di famoso “Barbiere di Siviglia”, cambiò il titolo in “Almaviva, o sia l’inutile precauzione”. In un avvertimento al pubblico sul libretto il compositore ammette di aver cambiato il titolo per i «sentimenti di rispetto e di venerazione» nei confronti del Paisiello: una sorta di captatio benevolentiae nei confronti del più anziano ed illustre compositore.

Tuttavia l’opera dal settembre 1816, quando fu rappresentata a Bologna, venne presentata col titolo de “Il Barbiere di Siviglia” e tale rimase per sempre.

Il ricorso agli “autoimprestiti”. Rossini plagiatore di se stesso

Il librettista Cesare Sterbini consegnò il suo lavoro con notevole ritardo e si può ritenere che Rossini compose il suo capolavoro in circa 15 giorni. Bisogna pur dire che Rossini era abituato a comporre velocemente le sue opere, agevolato dalla sua innata facilità compositiva e stimolato dalle pressanti richieste e dal denaro offerto dagli impresari.

La sua speditezza compositiva era agevolata anche dal ricorso ai cosiddetti “autoimprestiti”. L’ Autore inseriva nell’opera che stava camponendo arie di altre sue opere, riuscendo ad armonizzarle perfettamente in una godibile composizione unitaria (in pratica si autoplagiava).

La prima del Barbiere di Siviglia tra fischi e sabotaggi

Il famoso tenore spagnolo Manuel Garcia prestò la sua voce al Conte d’Almaviva, Rosina era la celebre contralto Geltrude Righetti-Giorgi -che l’anno seguente sarà la prima protagonista di “Cenerentola”- , mentre ad interpretare Figaro fu Luigi Zamboni, uno dei più famosi cantanti buffi del tempo.

Nonostante il cast di tutto rispetto, la prima fu semplicemente disastrosa. Quel 20 febbraio 1816 fu una data da dimenticare per Rossini: fischi, schiamazzi, persino una rissa funestarono la rappresentazione, unitamente a vari incidenti di scena, troppi per non fare pensare ad un complotto sapientemente organizzato.

In quella sera da tregedia si strapparono le corde della chitarra con la quale Almaviva faceva la serenata alla sua Rosina, con l’aria “ Se il mio nome saper voi bramate”. Don Basilio, inciampando su un asse mal fissato, cadde rompendosi il naso, che sanguinò per tutta la durata della rappresentazione. Infine nel corso del secondo atto un gatto nero, entrato improvvisamente in scena, terrorizzò il soprano Righetti-Giorgi che fuggì rifugiandosi dietro le quinte.

I sospettati del sabotaggio: una tragedia annunciata

Sicuramente il complotto ci fu e ben 3 potrebbero essere i sospettati. Giovanni Paisiello, geloso del valore del giovanissimo compositore, l’impresario del Teatro Valle, concorrente dell’Argentina ed infine Barbaglia, l’impresario che aveva affidato a Rossini la direzione dei teatri di Napoli e temeva, nel caso di successo romano, l’abbandono del compositore che già aveva scritto per lui qualche opera.

Rossini, amareggiato e sconfortato, applaudì solitario i cantanti, esprimendo la sua gratitudine ed ammirazione per aver condotto la loro impresa coraggiosamente e nonostante tutto. Colpito nella sua sensibilità, il giovane scrisse alla madre che era stato tormentato da quell’«immenso sussurro» che accompagnò lo spettacolo, impedendo l’ascolto della sua musica che tuttavia riconosceva essere «bella assai».

Leggi anche: La storia dello “Stabat Mater” di Rossini. Da opera indesiderata ad acme del successo

“Il Barbiere di Siviglia” di Rossini: finalmente il meritato successo!

Diverso l’esito della seconda rappresentazione del “Barbiere di Siviglia”, priva di elementi di disturbo, soprattutto senza un pubblico pagato per fischiare. L’opera fu un grande successo ed il giovane Rossini, che non aveva voluto assistere in presenza ed era rimasto nella sua stanza d’albergo, venne richiamato a forza per ricevere gli applausi e le acclamazioni di un pubblico entusiasta. Come scrisse alla madre:

«(mi fecero) sortire cinque o sei volte a ricevere applausi di un genere tutto novo e che mi fece piangere di soddisfazione» – Gioachino Rossini

Da quel momento, l’opera rossiniana si affermò sempre più, surclassando quella di Giovanni Paisiello e divenendo l’opera buffa per eccellenza, tutt’oggi rappresentata in tutti i teatri lirici del mondo .

Il superamento di Paisiello con nuovi personaggi e vis comica

Rossini portò a compimento perfezionandola l’opera buffa, nata nei Seicento e successivamente affermatasi nel Settecento, che, per quanto il nome faccia pensare a qualcosa di “leggero” e facile, richiede doti canore ed interpretative notevoli. A differenza del “Barbiere” di Paisiello che privilegiava l’intreccio amoroso, in quello di Rossini si enfatizza invece la vis comica della trama, rendendo tutta l’opera scoppiettante di azione e trovate musicali.

I personaggi di Rossini non sono cristallizzati, ma acquisiscono una grande vitalità, esaltata dalla musica che ben li caratterizza. Famosa e godibile la celebre ouverture, con le tipiche note ribattute, facilmente riconoscibile e spesso in seguito prestata ad altri contesti, come quelli pubblicitari, ma anche cinematografici. Nel film “Totò al giro d’Italia” il celebre comico, ciclista per amore, canta con questo sottofondo, avendo accanto i famosi ciclisti Coppi e Bartali, per l’occasione prestati al cinema. Chissà, questo utilizzo forse sarebbe piaciuto a Rossini che, in gioventù, aveva molto spirito umoristico.

Si potrebbe definire quest’opera di Rossini come l’apogeo dei famosi “crescendo rossiniani”, il più caratteristico dei quali è quello della “ Calunnia”. Il “crescendo” costituisce la cifra stilistica di Rossini, ed è sapientemente ottenuto reiterando più volte un passaggio musicale, di volta in volta ad un’altezza superiore con un’orchestrazione sempre più piena.

Rossini: il Signor Baccano, Signor Crescendo, Signor Chiassoni

Ai suoi detrattori che ritenevano troppo rumorosa la sua musica, soprannominandolo di volta in volta “Signor Baccano, Signor Crescendo, Signor Chiassoni”, il compositore pesarese rispose argutamente:

«Faccio un tale fracasso che nessuno si addormenta durante le mie opere»

In questa, come altre sue opere, Rossini riesce a creare una “macchina da musica” perfettamente orchestrata, che si inserisce pienamente nella storia raccontata, esaltandone i momenti più cruciali.

Ne “Il Barbiere di Siviglia” la frenesia ritmica tipica del compositore pesarese, superando la compostezza settecentesca, dona leggerezza all’opera, con una chiara e luminosa strumentazione e perfezione nella ricerca dei particolari armonici.

Il Barbiere di Siviglia: una commedia degli equivoci

L’opera è divisa in due atti. Il primo ha una maggiore durata, con un intreccio rutilante e complicato, il secondo più breve ed infine sommamente liberatorio.

Al baritono che interpreta Figaro, definito anche basso cantante, vengono richieste particolari doti istrioniche e vocali, oltre ad un grande fiato. Si presenta con la celeberrima cavatina “Largo al factotum della città” , che richiede grande impegno al protagonista: rilevante l’interpretazione del grande baritono Leo Nucci.

“Se il mio nome saper voi bramate” due,tto tra Lindoro e Rosina, è una romanza dagli accenti settecenteschi, dolcemente romantica: un momento di quiete prima delle tempeste musicali.

Trama, libretto e analisi dei personaggi

Il “Barbiere di Siviglia” si rivela commedia degli equivoci, dove scaltrezza ed astuzia sono protagoniste, incarnate nei personaggi.All’impeto amoroso di Lindoro, servo del Conte d’Almaviva (alter ego dello stesso Conte), si mischia la sete d’oro di Figaro, che mette il suo estroso ingegno al servizio degli amanti. Il vezzoso candore di Rosina, falsamente ingenua, inganna ma non troppo, mentre rivendica il suo diritto all’amore con i suoi agili trilli. Famosissima la celeberrima cavatina di Rosina “Io sono docile… ma se mi toccano dov’è il mio debole”, pronta a trasformarsi da dolce bambolina a vipera scaltra e velenosa.

Don Basilio, un lirico azzeccagarbugli di manzoniana memoria, un basso parlante, consiglia a don Bartolo, il satiro tutore che anela alle nozze con Rosina, la sua pupilla ( per la sua bellezza e la sua dote), di fare ricorso, per screditare il giovane concorrente, alla calunnia che è sì “un venticello”, ma se sapientemente usata può provocare il danno di un colpo di cannone.

Don Bartolo vorrebbe segregare Rosina, ma Lindoro/Almaviva entra a forza travestito da soldato, riconosciuto e riverito dai gendarmi chiamati in soccorso da don Bartolo, poi si traveste da maestro di musica. Dopo altre peripezie, alfine si giunge al sospirato matrimonio, alla faccia di don Bartolo che resta con un palmo di naso, ed allo svelamento del conte d’Almaviva.

Quest’opera entrò a tal punto nell’immaginario collettivo che quella di Figaro divenne per antonomasia la definizione di barbiere, soprattutto nell’ Italia meridionale. Infatti il termine “figaro” oggi significa “barbiere”, dopo essere entrato nel vocabolario italiano in seguito al successo rossiniano.

La grandezza del Barbiere di Siviglia di Rossini riunisce il plauso della musica “seria”

Da segnalare tra gli estimatori del capolavoro rossiniano Berlioz e Schumann, che notoriamente non amavano Rossini, ed anche Beethoven e Wagner, profondamente ostili all’opera italiana. Ciò a dimostrazione che la bellezza di un’opera, musicale o artistica, travalica le antipatie ed i gusti personali. Addirittura il filosofo tedesco Hegel trovava più godibile il Figaro rossiniano rispetto a quello del suo conterraneo Mozart.

“Il Barbiere di Siviglia” è l’opera lirica più rappresentata in assoluto, una delle più amate dal pubblico, tradotta in decine di lingue, con diversi allestimenti e molteplici varianti. L’incisione discografica più rispettosa della versione originale è quella diretta da Claudio Abbado (1971), basata sulla revisione critica del maestro Alberto Zedda.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.