Cyrano rivive a teatro tra un’eterna lotta e un eterno amore

Cyrano

Sui palchi dei teatri italiani è arrivata una suggestiva propaggine del lontano 1978. Domenico Modugno vestiva i panni di Cyrano de Bergerac, raccontandone vicende e turbamenti attraverso le parole rimate di Riccardo Pezzaglia. Il plauso del pubblico fu grande al Teatro Tenda di Roma, il sipario si chiuse ed il tempo si posò pesante sulle palpebre di Modugno e Pezzaglia. Ma Cyrano aspettava di risorgere, ed oggi finalmente è arrivato il giorno. Bruno Garofalo, giovane scenografo e costumista nella versione originale, ne è il regista. Gennaro Cannavacciuolo, non nuovo al mondo e alla cultura musicale di Modugno, indossa il naso di Cyrano, mentre a Cosima Coppola e Gianluca Di Gennaro è dato l’onore di diventare Rossana e Cristiano.

Un’immacolata bianchissima piuma, cappello e mantello, baffi, spada e naso.

A voi tutti, Cyrano de Bergerac

Un’anima elegante si veste in scena prima dell’apertura del sipario. Rompe la quarta parete e sotto il caldo sole di un riflettore, l’attore indossa pian piano ogni parte del vestito e dell’anima del suo paersonaggio. Ecco. Cyrano vive ancora una volta.

Lo spettacolo comincia e cattura il pubblico. Si fa apprezzare ancora una volta la penna astuta e ardita di Riccardo Pezzaglia, capace di rocamboleschi viaggi tra rime, fatti ed invettive. Pungente, come solo la penna di Cyrano de Bergerac può essere! E subito il ritmo procede, non stanca, non indugia eccessivamente, grazie alla rifinitura della nuova versione che ha ridotto i tempi della commedia. I cadetti di Guascogna irrompono baldanzosi in scena, uniti e convinti della loro libertà. Ma nessuno è come il nostro protagonista.

Il suo ingresso è sempre anticipato dalle narrazioni di gesta spavalde ed onorevoli: ora sfida un nobile, ora mette in fuga 100 soldati, ora si scaglia contro i versi senza forza di un poetuccio da strapazzo. E poi sì, lo anticipa di mezz’ora un naso lungo quanto la sua spada, tanto orgogliosamente difeso in pubblico quanto pianto alla discreta luce della Luna. Un naso lungo, che lo separa dalla sua amata, Rossana.

L’autentico mondo del classico teatro

La rappresentazione non si fa drammatica, ma racconta la storia con un’elegante ironia tipica delle produzioni più datate. Un’attenzione nella scelta delle parole e della messa in scena, un rispetto e una pudicizia verso i sentimenti dei suoi personaggi che raramente si incontrano ancora a teatro. Così si empatizza, si vive il dolore e l’amore, ma senza soccombere ai sentimenti rappresentati. Ciò è favorito anche da allegre digressioni su personaggi minori che entusiasmano con colorate coreografie e spensierate canzoni, grazie al lavoro di ballerini ed acrobati. Allo spettatore è consentito mantenere una sottile distanza, quanto basta per uscire dal teatro senza pesi sul cuore, ma certamente con importanti consapevolezze.

I costumi d’epoca, la sceneggiatura completamente in legno – dalle infrastrutture agli oggetti – aiutano ad entrare in contatto con lo spettacolo. Sembra tutto più vero ed accessibile. Non si tratta di finzione quando una massiccia carrozza di legno entra in scena e annucia con un tonfo l’inizio della guerra! Così anche le musiche accompagnano la messa in scena, ma stavolta in una veste modernizzata. L’impronta di Modugno è certamente riconoscibilissima e Gennaro Cannavacciuolo ne riesce a riprodurre esattamente non solo la voce, ma anche i suoi tipici vezzi vocali. Allo stesso tempo le melodie vengono riarrangiate in modo darenderle vicine ai suoni moderni e nuove musiche accompagnano lo stato d’animo tra una scena e un’altra.

Un eterno amore ed un’eterna lotta

Cyrano de Bergerac combatte. Contro cosa? Verrebbe da chiedersi. Come per Don Chisciotte, non c’è un nemico preciso, o forse un nemico si nasconde in ogni luogo. Combatte la corruzione, il compromesso, la finta e pretenziosa arte. Combatte chi si prende beffa degli altri, chi non rispetta, chi se ne approfitta. Combatte, combatte, combatte. Eroico indossa la sua anima gentile come scudo, la sua purezza come piuma, e il suo naso come spada. Vince con la forza e con la parola. Arguto parlatore, è un delicato poeta e solo in versi riuscirà a raccontare il suo amore per Rossana.

Nascosto nell’ombra, suggerirà versi d’amore a Cristiano per aiutarlo a conquistarla. L’unico modo di amare la sua musa è da lontano. L’amore di Cyrano basta a se stesso. È puro ed alto, nobile al punto da esser felice anche solo di potersi esprimere, di essere apprezzato dalla donna. Non importa se Rossana crede che il proprietario di quelle parole e di quell’amore sia un altro. Un amore casto ed assoluto è il protagonista di questa storia, che non può non coinvolgere lo spettatore.

Fino alla fine Cyrano de Bergerac riesce laddove molti falliscono: amare con un totale altruismo dei sentimenti. Toccando le giuste corde, questo spettacolo riesce a coinvolgere; regala agli spettatori un sogno e un segreto. Che l’onorevole cadetto possa essere d’esempio per una vita condotta rispettando più alti ideali. Perchè un uomo può essere molto più che un semplice uomo. Ma la storia non è mai veramente finita… Ancora una volta un sipario si aprirà, Cyrano si sveglierà e ci saranno altri giorni puri di lotta e d’amore. 

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