“Lehman Trilogy” di Stefano Massini è un’opera teatrale che ha debuttato nel 2013 in Francia e la cui pubblicazione cartacea è avvenuta nel 2014. Da poco vincitrice di 5 Tony Awards, l’opera attraversa 160 anni della crescita capitalista in America, dalla seconda metà del XIX secolo fino alla crisi del 2008. Chi crede di trovarsi di fronte ad un testo teatrale convenzionale, fatto di dialoghi e battute scandite, dovrà certamente ricredersi.
Da Rimpar, in Baviera, passando per Montgomery, Alabama, fino alla sede newyorkese in One William Street, la narrazione di Massini segue con sguardo attento l’evoluzione di carriera della famiglia Lehman. Tutto ha inizio con Henry – all’anagrafe Heyum – che, appena sbarcato su suolo americano, fonda un’attività tessile, di cotone per la precisione, intuendone la portata economica in Alabama.
Come lui anche i suoi due fratelli, che ben presto lo raggiungeranno, dovranno cambiare il nome di battesimo e renderlo più americano. Ha inizio da qui il primo segnale di svolta, sempre più progressiva, nella vita dei Lehman. La famiglia si allarga, ha figli e discendenti del tutto americani, che parlano la lingua dell’economia e scordano le tradizioni ebraiche.
Henry mette piede sul Nuovo Continente da «ebreo circonciso», ma il capitalismo contribuirà ad offuscare il suo senso d’appartenenza. Le radici già sedimentate subiscono l’oblio, i tentativi di crearne di nuove saranno tranciati di netto. Non c’è tempo per la lentezza né per la pazienza: l’America è un carillon e un pescecane insieme.
L’America è in vendita nella “Lehman Trilogy” di Stefano Massini
Henry, il primo Lehman in America, osserva i movimenti affettati e buffi del grande circo, del carillon in cui ognuno a modo proprio contribuisce alla coreografia generale. Trascina tutta la famiglia nello spettacolo del marketing in via di sviluppo, sempre più rapido e scattante, destinato a diventare usa e getta.
Quando l’economia capitalista cresce, solo l’attenzione e la determinazione di un funambolo evitano al clan Lehman di non precipitare e non interrompere la danza, «perché la Borsa/ – lei sì -/ che è fatta per ballare!». “Lehman Trilogy” sviluppa questo parallelo tra il funambolo e il capitalista, servendosi di un personaggio, Solomon Paprinskij, che compare solo in alcuni momenti cruciali della vita della compagnia a Wall Street.
Solomon Paprinskij: il personaggio chiave dell’equilibrio sulla follia
Paprinskij cammina su un filo davanti al palazzo per anni, incarnando la chiave equilibrata delle follie delle quotazioni e delle azioni sfrenate fino al giorno più nero di tutti. Stefano Massini sceglie di rappresentare l’America del 1929 come un grande pescecane, in opposizione alla tradizione letteraria che paragona una Nazione ad una nave: quest’ultima guida l’equipaggio – i cittadini – fino al porto sfidando anche il mare in tempesta.
Per Massini, l’America capitalista non ha nulla a che vedere con questa visione: piuttosto è un pescecane, un predatore del mare, che inghiotte gli sventurati che perdono l’equilibrio e precipitano in mare, più poveri e soli che mai. Ma non è a questo punto della storia che la compagnia dei Lehman trova la sua fine.
«Il nostro obiettivo/ è un pianeta Terra/ in cui non si compri più nulla per bisogno/ ma si compri per istinto./ O se volete, concludendo, per identità.»
Stefano Massini va al di là di una critica al capitalismo
La storia continua fino agli anni contemporanei e alla crisi del 2008. Tuttavia Massini sceglie di non descriverla con dovizia di particolari e di non soffermarsi su tecnicismi economici, ben dosati e spiegati per tutta l’opera. L’inserimento della crisi recente nella cronologia dei Lehman non porta con sé messaggi di alcun tipo, ma è solo una parte del perno del testo. Il capitalismo e l’economia hanno al loro interno il concetto di crescita e quello opposto di declino, persino di fallimento. Se tutto è in vendita, allora tutto ha un prezzo e può essere sfruttato fino all’ultimo respiro.
È un ritmo difficile da mantenere tanto a lungo, e chi legge si accorge che anche la struttura del testo vuole replicare questo tipo di movimento convulso e rapido, quasi competitivo nella narrazione. “Lehman Trilogy” di Stefano Massini è un’opera teatrale che a più riprese somiglia ad un testo narrativo, a volte perfino con intermezzi onirici o informativi.
Certo, vi sono anche i dialoghi tipici delle scene teatrali, ma non vi è alcun riferimento al palco, all’ingresso di attori o a segnali di alcun genere. Ad un contenuto sui generis, né edificante né demolitore rispetto al capitalismo, ma semplicemente descrittivo del fenomeno, Massini ha saputo adattare una forma altrettanto particolare: un ibrido narrativo dalla rara punteggiatura con variazioni di toni, che vanno ora su ora giù come un indice di borsa.