Il caratterista affianca il protagonista del film, gli porge le battute, gli fa da “spalla”, talvolta riesce ad emergere ritagliandosi uno spazio tutto suo, fino ad assurgere al ruolo di protagonista in altri film: Tina Pica era una di questi. “Tagliata nella realtà” secondo la definizione del critico cinematografico Italo Moscati era
«una scheggia di saggezza …. che con i suoi pochi mezzi di esistenza crea una dipendenza degli altri.»
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Gli esordi a teatro
Uno scricciolo di donna, certamente non bella, non più giovanissima, con un vocione roboante ed “impegnativo”, lo sguardo tutto fuoco ed una straordinaria espressività. Tina Pica riuscì ad affermarsi nell’Italia degli anni Cinquanta, reduce da una disastrosa guerra, ritagliandosi uno spazio tra le bellissime “maggiorate” dell’epoca.
Concetta Luisa Annunziata Pica, napoletana verace, classe 1884 (ma su alcune fonti è il 1888), figlia di attori, aveva la recitazione nel DNA: esordì bambina sul palcoscenico del teatro San Ferdinando, vicino al quale abitava con la famiglia. Il padre Giuseppe era famoso per il ruolo del buffo Anselmo Tartaglia e la figlia imparò così bene la parte al punto di sostituirlo in scena quando si ammalò: il pubblico non se ne accorse e l’applaudì calorosamente.
In seguito fece parte della Compagnia Drammatica di Federico Stella e negli anni Venti del Novecento creò una compagnia teatrale tutta sua, diresse il Teatro Italia e scrisse anche opere teatrali. Tradusse in napoletano “San Giovanni decollato” di Nino Martoglio ed interpretò Amleto in una versione napoletana della celeberrima tragedia di Shakespeare.
Il successo teatrale di Tina Pica con Eduardo De Filippo
Negli anni Trenta del Novecento per Tina Pica iniziò il lungo sodalizio artistico con Eduardo De Filippo che si protrasse tra alterne vicende fino al 1955. Eduardo inventò alcuni personaggi ispirandosi a lei, come quello di Concetta in “Natale in casa Cupiello”. La giovane Pica non sfigurava accanto ai già celebri fratelli e Massimo Bontempelli la considerava «brava quanto i De Filippo».
Alberto Sordi, assistendo alle opere dei De Filippo, confessava di «aspettare con ansia» l’entrata in scena di Tina Pica, «la cui sola silenziosa apparizione era capace di destare ilarità nel pubblico», mentre Franca Valeri apprezzava il suo «modo di essere quasi surreale». Secondo il regista Domenica Paolella nel suo volto c’erano mille storie, e «lei era già una storia».
Tina ed Eduardo, entrambi caratteri forti, litigavano spesso. Fu proprio il cinema che portò Tina Pica a rompere definitivamente i rapporti con Eduardo De Filippo. L’assenza dalle scene per girare “Pane, amore e fantasia”, protrattasi più a lungo del previsto, fece sì che, quando Tina tornò Eduardo, le disse che adesso non le serviva più e l’avrebbe richiamata quando avrebbe avuto bisogno, al che lei rispose «Al piacere di non rivederla!».
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Tina Pica e il successo al cinema: inarrestabile vis comica
Farsa, dramma, sceneggiata, rivista, non si fece mancare nulla a teatro, ma fu il cinema che le regalò una grande notorietà, anche se quando Tina Pica raggiunse l’inaspettato e meritatissimo successo aveva già alle spalle un carico notevole di esperienze. Aveva già esordito nel cinema con due particine in films muti, girò “Il cappello a tre punte”(1933) di Mario Camerini e qualche altra pellicola.
La vera fama come attrice cinematografica giunse, quando aveva abbondantemente superato i 60 anni, con “Pane, amore e fantasia” ( 1953) , per la regia di Luigi Comencini , dove affiancò da pari Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida, con i quali girò anche il seguito, “Pane, amore e gelosia” (1954), che le valse il Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista.
La ricca e turbinosa carriera cinematografica della Pica continuò con “Pane, amore e…”, con De Sica e Sophia Loren, “Carosello Napoletano” (1954), “Totò e Carolina” per la regia di Monicelli (1955), “Il segno di Venere” di Dino Risi ( 1955), dove interpretava la zia di Franca Valeri e Sophia Loren, “La nonna Sabella” di Dino Risi (1957), dove assurge al ruolo di protagonista, “Io mammeta e tu” per la regia di Bragaglia ( 1958) , fino a “Ieri, oggi e domani” (1963). Per citare solo alcuni dei titoli della numerosa filmografia di una carriera cinematografica durata appena un decennio, dove Tina Pica recitò con grandi e famosi attori, diretta da importanti registi.
Tutti la volevano, anche per un semplice cameo, perché questa attrice teatrale semisconosciuta, questa outsider nota solo dagli addetti ai lavori, letteralmente “esplose” nel cinema come caratterista dallo straordinario talento e dall’eccezionale vis comica che esprimeva in battute fulminanti e pungenti. Addirittura i soggetti di alcuni film furono scritti appositamente per lei come “La nonna Sabella” ed il seguito “ La nipote Sabella”, Tina Pica recitò anche a fianco di Renato Rascel e Fernandel, diretta dai più grandi e famosi registi italiani del momento, ed interpretò in tutto 58 ruoli diversi.
Tina Pica nel ruolo di Caramella
Caramella, la governante del maresciallo Carotenuto, brontolona e dal grande cuore, da personaggio di contorno raggiunse il livello degli interpreti principali. Indimenticabile la battuta «Io servo l’Arma da trent’anni, ho trent’anni di servizio e mi sento carabiniera, sì, carabiniera mi sento!». Celeberrima anche la battuta con Vittorio De sica in “Pane, amore e…”, quando alla battuta del maresciallo Carotenuto «Fratello ricordati che devi morire», Caramella con sagacia e concretezza popolaresca risponde: «Fratello, vatti a coricare». E proprio
Caramella fu il personaggio che Tina Pica amò di più, che sentiva più suo, come disse nel corso di un’intervista. Per il critico cinematografico Italo Moscati Tina Pica, “indimenticabile” nel ruolo di Caramella, rappresentava «un talento spontaneo che trovava delle forme di espressione personali».
Alla cerimonia di consegna del Nastro d’Argento, intervistata da Lello Bersani, col “cuore imbandierato”, emozionata ringraziò il suo pubblico, non negando battute spiritose e brani di canzoni napoletane.
Dal carattere forte e il piglio deciso
Tina Pica aveva un carattere molto forte e non aveva soggezione di dire quello che pensava e di difendere le sue opinioni. La Pica riuscì anche a “bacchettare” Pirandello che, assieme ad Eduardo, interveniva troppo spesso sulla sua recitazione nella trasposizione teatrale di “Liolà”.
Un giorno sul set Gina Lollobrigida, che aveva sempre trattato Tina Pica con distacco, le fece i complimenti per una scena che aveva risolto con una battuta all’impronta: la Pica, dandole le spalle, chiese a De Sica: “Vitto’, ma chesta chi è?” (Vittorio, questa chi è?).
«Io sono nata popolo, non sono mai stata altro»
Eppure il successo non le diede alla testa.
Io sono nata popolo, non sono mai stata altro, e come Robespierre, non ho mai desiderato essere qualcosa di più. – Tina Pica
Tina Pica per tutta la vita conservò la sua semplice fede e la genuina devozione popolare. Chiedeva consiglio al suo padre spirituale prima di accettare di interpretare una parte, diede in beneficenza buona parte dei suoi guadagni ad orfani e carcerati. Recitava le preghiere in un latino maccheronico, come ricordano i nipoti ed era devota alla Madonna a Gesù ed a Santa Rita.
Ogni mattina, prima di recarsi sul set, andava a messa e prendeva la comunione. Aveva voluto una cappella dove faceva celebrare messa ogni domenica nella casa del nipote Peppino Pica, figlio di un fratello, che l’aveva accolta, sola e dimenticata da tutti e l’aveva amorosamente accudita fino alla morte, avvenuta nell’estate del 1968. Il nipote la definì un “teatro vivente” anche nella vita di tutti giorni.
Tina Pica aveva due grandi passioni: il fumo ed il gioco, fosse poker, lotto, roulette. Ricevuta in udienza da Papa Pio XII assieme alla Compagnia De Filippo, chiese ad Eduardo (per celia o forse sul serio) se fosse possibile chiedere al Papa qualche numero per giocarlo al lotto.
Gli ultimi anni di Tina Pica furono resi amari soprattutto per la perdita del secondo marito Vincenzo Scarano, appuntato di pubblica sicurezza. Lo aveva sposato parecchi anni dopo esser rimasta vedova del primo marito, con soli sei mesi di matrimonio e una figlia deceduta a soli 4 mesi. Con Scarano aveva condiviso 40 anni della sua vita ed aveva anche scritto alcuni testi teatrali. Anche la sua perdita generò in Tina un vuoto incolmabile.
Gli omaggi di Roma e Napoli, che non dimentica
Tina Pica amava Napoli, la sua città natale, che definiva “Casa Mia” e costituiva il luogo delle sue vacanze. E Napoli, che non dimentica i suoi figli, le dedicò un giardino. Roma le intitolò una via.
Nel 2018 i Quartieri Spagnoli, in occasione del 50esimo anniversario della sua scomparsa, ospitarono l’esposizione “Tina Pica 1884 – 1968”, nel corso della quale fu proiettato il docufilm “Fratello ricordati di Tina Pica” (parafrasando una delle sue celebri battute) di Lucilla Parlato e Federico Hermann.
Da ricordare anche il documentario “Tina Pica” diretto da Daniele Ceccarini e scritto da Paola Settimini, presentato al Napoli Film Festival nel settembre 2018. Per la realizzazione di questo documentario fu difficile reperire testimonianze dirette di coloro che avevano lavorato con lei (per la distanza temporale erano quasi tutti scomparsi), e furono preziose le testimonianze dei nipoti che ricordavano la zia Concetta che pregava sempre e cucinava il ragù.
Per concludere questo ricordo della grande attrice Tina Pica, ecco le parole che nel 1931 le dedicò Eduardo De Filippo:
A Tina Pica che con la sua arte ha dato vita a tante povere creature del mio sogno, creature che lasceranno ombre vive nella storia del teatro umoristico.
Tina Pica, la caratterista che segnò teatro e cinema | il Chaos
Tina Pica: uno scricciolo di donna, con un vocione impegnativo e lo sguardo tutto fuoco. Segnò il teatro con Eduardo De Filippo e il cinema italiano con la sua vis comica