Titina De Filippo e Filumena Marturano: dalla vita teatrale alla sublimazione del personaggio

Titina de Filippo, sorella dei grandi e famosi Eduardo e Peppino, riuscì a non farsi schiacciare degli “ingombranti” fratelli, in un’epoca in cui per una donna e per giunta non bella secondo i canoni classici, era difficile affermarsi. Eppure lei seppe far valere il suo indiscutibile talento e la forte passione recitativa. Fu attrice, drammaturga e sceneggiatrice ed anche apprezzata pittrice.

La difficile storia dei De Filippo: i figli del bottone

Eduardo Scarpetta era il padre di Titina, il grande attore napoletano aveva rivoluzionato la commedia dell’arte partenopea: inventò Felice Sciosciammocca e fu autore della famosa “Miseria e nobiltà”. La vita reale però era lontana dalla grandezza della scena teatrale.

Alla famiglia principale aveva affiancato un’altra famiglia creata con la nipote della moglie, Luisa De Filippo, dalla quale aveva avuto tre figli: Titina, appunto (all’anagrafe Annunziata), Eduardo e Peppino, chiamati “ i figli del bottone” in quanto la madre era la sarta della compagnia teatrale di Scarpetta. Questa famiglia parallela viveva degli scarti materiali di beni e di tempo del capofamiglia.

Titina De Filippo, unica figlia femmina, era la prediletta dei genitori e studiò nelle migliori scuole, imparando il francese e studiando musica. Buon sangue non mente e i piccoli De Filippo erano soliti organizzare degli spettacolini nel cortile del palazzo di residenza. Il loro primo pubblico era costituito dai vicini che li ripagavano con dolciumi. La recitazione e la drammaturgia erano dunque nel DNA dei fratelli De Filippo che, nonostante la svantaggiata situazione di partenza, riuscirono, pur tra mille difficoltà, ad affermarsi e a realizzarsi pienamente dal punto di vista umano e professionale.

Eduardo De Filippo divenne il grande drammaturgo e l’attore famoso nel mondo, tanto che il padre gli avrebbe ammesso che gli aveva “rubato”il mestiere, pur non avendogli mai riconosciuto il cognome, destinato al figlio della prima famiglia Vincenzo.

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Peppino De Filippo si affermò nel teatro e nel cinema, soprattutto nei ruoli comici, e fu spalla di Totò in numerose pellicole. Il più giovane dei De Filippo ebbe successo anche nell’attività televisiva, presentando programmi televisivi come “Scala Reale” ed inventando l’esilarante personaggio di Pappagone.

Biografia, vita e opere di Titina De Filippo: ‘na furtuna piccerella

Sebbene la madre Luisa ritenesse che Titina avesse avuto “’na furtuna piccerella”, rispetto a quella dei fratelli, sarebbe riduttivo considerare Titina esclusivamente in rapporto con Eduardo e Peppino.

Come tutti i figli d’arte, Titina De Filippo aveva esordito bambina nelle opere paterne e, tra le altre interpretazioni, a 7 anni vestì i panni di Peppeniello in “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta. Dopo l’esperienza con la Compagnia del fratellastro Vincenzo Scarpetta, nel 1921 approdò alla Compagnia di Francesco Corbinci, specializzata in commedie musicali e qui Titina De Filippo conobbe l’attore Pietro Carloni, che sposò a 22 anni. Il loro fu un rapporto di amore e dedizione, cementato dalla comune passione per il teatro e la recitazione, dal quale nacque l’unico figlio Augusto, giornalista, sceneggiatore e biografo della famiglia De Filippo.

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Titina fece esperienza anche nella rivista, nelle commedie musicali, in altre compagnie teatrali. Con Eduardo e Peppino condivise l’avventura de “Il Teatro Umoristico I De Filippo”, che esordi il 25 dicembre 1931 con “ Natale in casa Cupiello” al teatro Kursaal di Napoli, ottenendo un successo tale che l’iniziale contratto di soli nove giorni si protrasse per ben nove mesi.

Quando il sodalizio artistico si ruppe, soprattutto per le incomprensioni tra Eduardo e Peppino, che Titina per tanto tempo aveva cercato di mediare, con il solo Eduardo recitò nella Compagnia “Teatro di Eduardo con Titina De Filippo” (1945), che avrebbe portato al successo, tra le altre opere teatrali, “Napoli milionaria” e “ Filumena Marturano”.

Titina De Filippo affiancò l’attività cinematografica a quella teatrale, regalando interpretazioni indimenticabili dalla grande verve comica, come ad esempio in “Totò, Peppino e i fuorilegge”, dove interpretava la moglie di Totò, tirchia fino al parossismo. Totò era stato suo marito anche in “San Giovanni decollato” (1940), un film degli esordi del grande attore napoletano.

Titina De Filippo fu anche autrice di ben 21 commedie, tra le quali “Quaranta e non li dimostra”, fu sceneggiatrice per il cinema, vincendo un Nastro d’argento nel 1952 per la sceneggiatura del film “ Due soldi di speranza” diretto da Renato castellani.

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Qual è la commedia più bella di Eduardo De Filippo?

Nonostante la sua carriera fosse completa e complessa, con molteplici ruoli dal drammatico al comico, Titina De Filippo era amareggiata perché riteneva (e non a torto) che gli uomini in teatro avessero maggior successo e interpretavano i ruoli più importanti. Quando ne ebbe la possibilità, soprattutto con la “sua” Filumena Marturano che Eduardo aveva scritto proprio per lei, riuscì a dimostrare tutta la sua bravura.

Eduardo De Filippo scrisse “Filumena Marturano”, la sua opera più amata, in appena 12 giorni, facendo una sorpresa alla sorella e leggendo davanti a lei e alla compagnia il copione dell’opera. Alla fine piangevano tutti e, ricorda Eduardo, «Titina si alzò e mi venne a baciare le mani».

Com’è nata la commedia di Filumena Marturano

Per “Filumena Marturano” Eduardo De Filippo era stato ispirato da un fatto di cronaca che occupava un trafiletto di quotidiano: una donna di Napoli, convivente da anni con un uomo che non l’aveva mai sposata, era riuscita nel suo intento fingendosi moribonda. Un piccolo fatto, una briciola nello scorrere degli eventi della vita, ma solo un genio come Eduardo poteva trarne una pièce teatrale che, iniziando con i toni della farsa, si evolve in un crescendo di pathos e di commozione, creando quell’opera che lui stesso definì “la più cara delle mie creature”.

Nonostante Eduardo avesse scritto la sua opera per lei, forse per l’invadenza del fratello, Titina De Filippo inizialmente non sentiva Filumena nelle sue corde, non riusciva a trovare il pathos che avrebbe dovuto contraddistinguere il personaggio. Fu solo quando decise di plasmare il personaggio secondo il suo modo di sentire che riuscì a farlo veramente suo, incarnandosi in Filumena, che da personaggio di fantasia acquisì cuore, passione e sofferenza, per merito suo, diventando il suo indiscusso cavallo di battaglia.

Eccolo il mio personaggio! […] ecco, così ti volevo: violenta, fredda, calma, tragica, comica. Ah! Filumena, ti tengo, ti tengo. Non mi scappi più! Ti porterò con me tutta la vita. – Titina De Filippo

“Filumena Marturano” divenne allora quel capolavoro drammatico famoso in tutto il mondo.

La Filumena Marturano di Titina De Filippo

Senza nulla togliere alle altre pur bravissime attrici, da Regina Bianchi a Sophia Loren fino a Vanessa Scalera su Rai 1 nell’anno 2022, che hanno interpretato la Marturano nel corso degli anni, la Filumena di Titina fu e rimane unica, sia a teatro che nel film del 1951, trasposizione cinematografica dell’opera teatrale.

Con l’interpretazione asciutta ed essenziale di Titina De Filippo, Filumena acquisì un’anima, un enorme spessore. Titina riuscì ad incarnarsi in una donna che ha venduto il suo corpo per anni, ma che riesce a riscattarsi attraverso la maternità, mantenendo un giuramento fatto alla Madonna delle rose. In quel “e’ figlie so’ figlie” c’è l’amore di tutte la madri del mondo, che sacrificano se stesse per il bene dei figli, come lei stessa ha fatto, condannandosi ad una vita umiliante, ai mille tradimenti di quel Domenico Suriano che lei ha amato veramente e che forse ancora ama, per garantire un futuro ai suoi tre figli. Solo una grande attrice e soprattutto una grande donna poteva compiere questo miracolo.

Pur non avendo vissuto questa realtà nella sua vita, Titina sente vibrare in sé la sofferenza di Filumena, che lotta come una leonessa per i propri figli e vuole che abbiano tutti le stesse possibilità, anche se solo uno di essi è figlio di Suriano. La Filumena di Titina De Filippo è dimessa, carica di anni e di pensieri, donna dal piglio deciso, dal carattere che si è indurito nel tempo, ma che ha mantenuto un cuore grande e che per questo è amata dai domestici e da tutto il quartiere. È lei a gestire la casa e le pasticcerie di Domenico Suriano, che invece fa la bella vita in giro per l’Europa.

Tre figli illegittimi come illegittimi erano i De Filippo: nel dramma riscattati dalla madre, nella vita reale dal proprio indiscusso talento.

“Si paga senza mai sentirsi dire basta” dice Filumena, nel famoso accorato monologo in cui descrive la sua disgraziata vita, prima in una famiglia disgregata e dopo a fare la prostituta in una casa chiusa, dove lei sarebbe stata “meglio di una moglie e peggio d’una serva”.

Con espressione superlativa Titina recita con ogni fibra del suo essere. Nei suoi occhi, nella sua voce, arde il fuoco dell’amore materno e la voce di tutte le donne abusate, maltrattate, sofferenti. Nella “sua” Filumena, nel suo sguardo, nelle rughe, nell’accorata interpretazione, Titina De Filippo sublima il suo essere attrice ed il suo essere donna. Raggiunge vertici immensi di bravura e compenetrazione nel personaggio. E alla fine, colei che non aveva mai pianto perché non aveva mai conosciuto il bene, nel finale che la vede sposa e madre esclama: “e come è bello piangere”.

Il famosissimo monologo in cui Filumena riassume la sua vita e narra la sua storia di madre emoziona sempre, anche quella volta in cui Titina lo interpretò nella famosa trasmissione televisiva “Il Musichiere”.

Il 13 luglio 1947 Titina De Filippo recitò anche davanti a papa Pio XII, il colloquio con la Madonna del 1° atto.

La malattia di Titina De Filippo fino all’addio alle scene e alla vita

E proprio durante una delle sue intense interpretazioni di “Filumena Marturano” nel 1946 Titina De Filippo accusò il malore che rivelò la malattia cardiaca e che l’avrebbe allontanata prematuramente dalle scene e poi dalla vita. Colpita proprio nel cuore con il quale metteva passione in tutto ciò che faceva.

Titina si allontanò gradualmente dalle scene, facendo qualche fugace apparizione cinematografica, scrivendo poesie e sceneggiature e dedicandosi ad un’altra sua grande passione, quella per la pittura. Soprattutto con le composizioni di collages ebbe grande successo in varie mostre e fu apprezzata persino da Jean Cocteau.

L’ultimo film da lei interpretato, “Ferdinando I re di Napoli” ( 1959) fu una chiusura trionfale della sua carriera cinematografica, insieme ai suoi fratelli e con il suo grande amico De Sica.

Vittorio De Sica avrebbe omaggiato Titina, un anno dopo la sua morte, con il celebre film “Matrimonio all’italiana” , magistralmente interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni in stato di grazia.

Il funerale

Titina De Filippo morì il 26 dicembre 1963 a 65 anni: volle essere sepolta con l’abito di terziaria francescana. Totò fu il primo a renderle omaggio, sua la più bella corona fatta di stelle natalizie al funerale. La sera della sua morte un uomo in divisa da tramviere volle vegliare anche lui Titina: era anche lui figlio di una prostituta che volle essere madre, proprio come Filumena Marturano. Neanche la morte della sorella che aveva sempre mediato tra di loro riunì Eduardo e Peppino De Filippo, che parteciparono al funerale dell’amata Titina seduti su due panche distanti.

Napoli non avrebbe mai dimenticato Titina De Filippo, che nell’immaginario collettivo (e non solo dei napoletani) sarebbe stata per sempre la vera ed unica Filumena Marturano. Il 21 dicembre 2018 a Napoli le è stata intitolata una strada.

E Filumena Marturano fa così parte della tradizione e della cultura napoletana, che le sono stati dedicati una targa, in occasione del trentennale della morta di Eduardo De Filippo, ed un murale con le sembianze di Sophia Loren a vico San Liborio, tra piazzetta Montesanto e via Toledo, dove il personaggio teatrale avrebbe vissuto i primi anni della sua sfortunata vita.

E c’è pure chi afferma che Filumena Marturano sarebbe realmente esistita! Verità o leggenda?

Titina De Filippo ospite al Musichiere di Mario Riva (1959)

Titina De Filippo dalla vita personale alla carriera in un mondo di uomini: trova in Filumena Martorano la sua sublimazione, conferendole anima, pathos ed eternità.

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